Il nuovo percorso archeologico di Palazzo Medici Riccardi a Firenze

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Palazzo Medici Riccardi. I sotterranei musealizzati, vista verso la scala di accesso.

L’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze presenta (24 ottobre 2024) il cofanetto, edito da Sillabe, contenente tre volumi che illustrano il processo che ha portato alla musealizzazione dei sotterranei di Palazzo Medici Riccardi, sede della amministrazione della città Metropolitana di Firenze, su progetto degli architetti David Palterer e Norberto Medardi della P&M architecture.

La particolarmente complessa stratificazione storica del Palazzo, nonché la frammentazione degli episodi rinvenuti alla luce nei piani interrati, richiedevano un progetto che riunisse quei frammenti, oltre che scientificamente ordinati, in un insieme di forte suggestione capace di raccontare e raccontarsi. In questa occasione si è potuto sperimentare un momento progettuale in cui museologia e museografia non sono più racchiuse nei loro precipui ambiti disciplinari ma in grado di interagire in una sinergia virtuosa per garantire un efficace percorso museale.

Palazzo Medici Riccardi. Il cortile. Foto the individual pictures, Gryffindor, of the panorama, Roland Geider (Ogre) – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4654624

Le linee guida condivise tra la committenza, le soprintendenze e i progettisti hanno previsto di recuperare e quindi musealizzare l’intero “quadrilatero” sottostante al Cortile di Michelozzo compresa la cosiddetta Rampa dei Muli, accesso privilegiato ai locali sotterranei.

La valorizzazione si sviluppa per mezzo dell’esposizione ragionata dei reperti e dei ritrovamenti che il nuovo allestimento riordina e mette in relazione, indispensabilmente mediata da un apparato didascalico che il progetto, attento alle “percezioni sensoriali” dei visitatori, ricerca con una modalità il più possibile intuitiva. Per quanto riguarda gli elementi architettonici e archeologici strettamente integrati all’architettura stessa del Palazzo, ad esempio, è stato pensato con puntuali testi serigrafati e incisioni sugli elementi dell’allestimento e con la predisposizione di compatti sistemi di proiezione nei punti nodali del percorso.

L’immaginario progettuale attinge e s’ispira ai disegni nei quali gli archeologi registrano e annotano le loro scoperte. Il nuovo percorso inizia lasciando chiudersi alle spalle la porta d’accesso posta nel Cortile dei muli guadagnando con l’omonima rampa i sotterranei del palazzo. Il riverbero del metallo della discesa, materiale scelto come contrappunto caratterizzante del nuovo allestimento, introduce il tema della “macchina del tempo”. Il suono dei passi misura la discesa di un percorso che rimane flottante sulla storica rampa lastricata in pietra, piano obliquo levigato dai muli che la utilizzavano per raggiungere la “stalla magnifica”.

Il piano che si raggiunge coincide con quello michelozziano del 1445, scoprendo, anche se i documenti d’archivio lo avevano già parzialmente svelato, che l’architetto aveva “costruito sul costruito”. Grandi lastre in acciaio Cor-ten ripropongono tale piano, coprendo la zona degli scavi, e la loro divisione configura un disegno che ricalca il rilievo e le annotazioni degli archeologi. Le vistose fughe tra le lastre che sostituiscono il rilievo, riportato in scala reale, lasciano intravedere, e soprattutto immaginare, i manufatti sottostanti illuminati da una luce radente. Pozzi d’acqua e scolmatori, una volta andati in disuso, sono stati colmati con detriti di suppellettili oramai inservibili, stratificazioni queste oggi straordinarie testimoni della vita che si svolgeva in Palazzo.

Museo Palazzo Medici Riccardi. La pavinentazione in acciaio Cor-ten ricalca il rilievo e le annotazioni degli archeologi. In evidenza i resti del “calorifero” circolare risalente al periodo di Firenze Capitale.

Emergenza significativa rispetto al piano pavimentale è un manufatto, per molto tempo misterioso, costituito da un fornello circolare e da due bracci curvi che si protendevano verso la parete lungo il cortile, identificato infine come i resti di un “calorifero” risalente al periodo di Firenze Capitale, realizzato per riscaldare alcuni ambienti di rappresentanza del palazzo. Il pavimento in Cor-ten, nell’impronta del fornello, è stato modellato e sollevato in modo da suggerirne il volume mancante, mettendo in evidenza il “sistema funzionale” con l’ausilio della luce: una sorgente bianca e una sorgente calda a illuminare l’interno del focolaio.

Proseguendo lungo gli ambienti che perimetrano il cortile in corrispondenza del ritrovamento dell’alveo del torrente Mugnone, il “lastricato” di Cor-ten si configura come un ponte dalla leggera struttura metallica e rete in lamiera stirata, memoria del preesistente ponte romano del quale è stata individuata, sempre in questo vano, una delle pile. Posata sullo strato del riempimento del torrente è stata rinvenuta una sepoltura di epoca tardo antica con i resti adagiati su assi di legno. L’allestimento ha inteso conservare la posizione del ritrovamento riproponendo la sepoltura, una sorta di bara d’acciaio sigillata e coperta da una lastra di vetro, sospesa alla quota e nella posizione in cui è stata rinvenuta, assumendo la funzione di riferimento temporale per l’intero sito.

Quella che è stata denominata come stalla magnifica, uno dei ritrovamenti più significativi dell’itinerario museale, conserva l’impianto della pavimentazione michelozziana pressoché integro e di notevole rilevanza, fatto emergere mediante un’illuminazione puntuale. La parte mancante dell’impiantito corrisponde alla mangiatoia, che il progetto ripropone “completata” adagiando una lastra in Cor-ten sulla quale è inciso a caratteri lapidari la dicitura che la identifica. Attraverso un ulteriore fascio di luce l’attenzione dei visitatori sarà indirizzata verso un manufatto “fuori luogo”, che non appartiene cioè al Palazzo ma che del Palazzo ha fatto uso, ovvero il quadro elettrico della prima tramvia della città. Questa ‘dotazione urbana’ conserva la derivazione delle linee elettriche e la scala a pioli che lo rendeva raggiungibile, attraverso la finestrella, direttamente da via Cavour.

Museo di Palazzo Medici Riccardi. Le vetrine e il “lapidarium”.

Nei sotterranei del Palazzo l’unico terrapieno lasciato da Michelozzo risultava quello corrispondente al passo carrabile sottostante l’accesso da via Cavour. Per non interferire con i ritrovamenti archeologici che stavano emergendo, in particolare il calorifero, si è reso necessario l’attraversamento di quel “diaframma di terra” con un cavedio tecnologico, intuendo però la potenzialità del nuovo collegamento a divenire fruibile dai visitatori, non come mera funzione connettiva ma “luogo d’eccezione” nel percorso, un tunnel del tempo dove raccogliere, in un articolato sistema di vetrine e in un lapidarium, i reperti emersi negli scavi, in una relazione complessa come fosse una contemporanea wunderkammer.

Concentrando l’esposizione dei reperti in un’area dedicata, è stato possibile organizzarli non solo per la loro datazione e/o luogo di provenienza ma anche in un confronto comparativo con un ordinamento tematico (la casa, la cucina, l’architettura, ecc.), che riflette la storia e la vita stessa dell’edificio e dei suoi abitanti.

Una volta fruito l’insieme dei ritrovamenti, l’approfondimento delle informazioni è affidato a uno strumento multimediale, una “quadreria” di monitor touch-screen, estensione fisica delle vetrine ma distinto in un momento di sintesi del percorso espositivo, che prevede anche istallazioni d’arte contemporanea permanenti – site specific – di Fabrizio Plessi evocatrici, del fuoco e dell’acqua, temi cardine del luogo.

David Palterer, Norberto Medardi – P&M architecture, Firenze

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