Il Lido germanico: aspetti e figure di inizio Novecento

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Fig. 1. Cartolina illustrata trilingue ca. 1850. Collezione privata. Da un’incisione di Poppel.

Indubbiamente, il trionfo letterario del Lido di Venezia, almeno in ambito tedesco, si ebbe con la novella o “romanzo breve”, del 1912, di Thomas Mann. La morte a Venezia portò a Venezia, e al Lido, una vitalità inaspettata e una fama inaspettata, a dispetto del tema lugubre e morboso. Nella storia delle sue traduzioni italiane – essa stessa degna di un saggio, tante sono state, a partire dalle prime due, uscite in contemporanea, del 1930, rispettivamente di Emma Virgili e Alessandra Scalero – è interessante notare, tra l’altro, come le traduttrici prevalgano sui traduttori. Significativo, per una vicenda di amore omosessuale mai consumato, sublimato, si potrebbe dire, e compiuto solo nella morte. L’ultima traduzione “al femminile” è di Elisabeth Galvan (a nostra conoscenza) e la pubblicò la Marsilio nel 2009. Molto si è riflettuto su Mann, sui personaggi della vicenda, sulle relazioni dello scrittore col mondo slavo, con Wagner, con l’antico richiamo esercitato dalla gioventù e adolescenza maschile nei confronti degli scrittori di fine Ottocento: basti ricordare Oscar Wilde. Parecchio, ugualmente, si è detto sulle tracce di Goethe in Mann, soprattutto nel Mann della novella in questione: tanto che qualcuno sostenne che nientemeno che Faust stesso, era approdato, solennemente, non inosservato, sulle nostre morbide spiagge lidensi. Un demone in costume da bagno, sotto le tendine delle capanne. Molto si è scritto, poi, sul Mediterraneo – ma in questo caso l’Adriatico – come luogo di amori proibiti “tollerati”, nel meno o nel male, quando non apertamente praticati, magari come attività economica.

Meno si è parlato, però, del Lido tedesco come “luogo”, nonostante la spiaggia degli Alberoni, meritoriamente, quasi ossessivamente, ricordi Mann e soprattutto la versione filmica – celeberrima, straordinaria – di Luchino Visconti.

Nel 1912 il Lido è tuttavia presente nell’immaginario tedesco, non solo letterario, ma anche e soprattutto turistico, da mezzo secolo almeno. L’attenzione verso il mercato tedesco, svizzero e austriaco è da sempre al centro degli operatori turistici veneziani, e lo fu ampiamente non solo in età fascista, ma anche a partire, almeno, dagli anni Ottanta dell’Ottocento. Se non da prima. Cartoline illustrate cominciano a giungere in Germania dal Lido a metà Ottocento, e contribuiscono alla diffusione della sua immagine positiva. Che si diffonde rapidamente nell’alta e media borghesia tedesca, baciata dalla rivoluzione industriale e dall’unificazione di Bismarck, e ora in possesso di maggiori mezzi per poter viaggiare e godersi luoghi e vacanze.

Alla diffusione dell’immagine del Lido, e non solo di Venezia, da cui è quasi sempre considerato come parte separata, contribuiscono quindi figure di illustratori tra i principali dell’Ottocento tedesco, come Johann Gabriel Friedrich Poppel. Costui fu incisore, su rame e acciaio, nato nel 1807 e morto nel 1882 (singolare coincidenza, che segnaliamo per mera curiosità: nasce e muore lo stesso anno di Garibaldi). Allievo di Johann Martin Friedrich Geißler alla Scuola d’Arte di Norimberga, non sappiamo se nei suoi viaggi, che lo portarono a Monaco e per un breve periodo in Inghilterra, nel 1841, egli visitò anche Venezia. Probabilmente. Egli infatti amava incidere quel che vedeva di persona, per la sua celebre “Galleria della Città Europee”, che gli rese molto denaro con le vendite dei multipli.

Insieme alle riproduzioni artistiche e alle cartoline illustrate, alla presenza veneziana nella letteratura, anche e soprattutto popolare, si moltiplicano le guide turistiche particolari, ovvero dedicate solo a Venezia, la Laguna e il Lido, in modo da produrre testi brevi, mirati, essenziali, anche se non privi di immagini, anche molto attraenti, spesso accompagnate da didascalie fatte di citazioni di opere letterarie, soprattutto romantiche.

La casa editrice Geuter (Städtebilder-Verlag Karl P. Geuter, poi trasformata in Geuters Reiseführerverlag Blüttner & Co, di Berlino e Lipsia), ad esempio, fu tra le più attive nel produrre brevi guide su Venezia, Lido e Laguna. Al testo, in tedesco, si affiancavano cartine geografiche originali nelle lingue dei luoghi, come testimonia questa immagine dall’edizione del 1914 (la nona) della guida di viaggio veneziano-lagunare.

Fig. 2. Carta della laguna e immagine della Giudecca da “Geuters Reiseführer: “Venedig” und die Inseln der Umgebung. Mit zahlreichen Ansichten, einem Plan der Stadt, Karten der Lagune und des Lido und einem Grundriß der Gemäldegalerie”. Lipsia, nona ristampa. 1914

Il Lido come luogo di morte. Ma anche di vita. Di salute. Di cure. Questa ambivalenza è ben presente nel mondo tedesco di inizio Novecento – come un volume collettivo di Morphomata ha ben mostrato nel 2014 (vd. bibliografia in calce) – con medici che mettono in luce tutti i pro, e qualche contro, sia dei bagni in mare, sia di quelli, molto più criticati, ma sostanzialmente praticati, in grosse vasche, nella laguna stessa. Molto successo ha dunque il volume di Johannes Werner, Venedig und Lido als Klimakurort und Seebad vom Standpunkt des Arztes, pubblicato da Springer in prima edizione proprio nel 1912, l’anno stesso della novella “mortifera” di Mann. Il Lido – e la laguna in generale – penetrano profondamente nell’immaginario tedesco, per diverse vie. Hitler considerava “L’isola dei morti” di Boecklin – che è in realtà opera composta da cinque quadri, e non uno solo – uno dei suoi quadri preferiti. Eseguita dall’artista svizzero tra 1880 e 1886, in Germania essa venne, occasionalmente, (ma non del tutto) a torto, ritenuta ispirata dal cimitero-isola, o isola-cimitero lagunare di San Michele. Anche se in verità i luoghi che possono aver fornito ispirazione a Boecklin sono altri (almeno secondo i critici e gli storici più autorevoli): dal cimitero fiorentino “degli Inglesi”, a Pontikonissi nelle Ionie, mentre forse il candidato migliore, almeno secondo la teoria di Hans Holenweg, noto storico dell’arte, è un’altra e ben nota (soprattutto ora, col turismo che ha invaso le Bocche di Cattaro), isoletta una volta serenissima: ovvero quella di San Giorgio, lirica apparizione, a sinistra dell’ingresso marittimo delle Bocche, che lascia, scusate il calembour, davvero “a bocca aperta”.

Scrivendo poi, come nel nostro caso, dalla prospettiva privilegiata dell’Insubria, non possiamo che riferire di altra ipotesi, ovvero che per i quadri del ciclo l’artista di Basilea (morto a Fiesole nel 1901), abbia tratto ispirazione dalle misteriose e minime rovine dei castelli di Cannero, sul lago Maggiore.

In ogni caso, per tornare al lido dopo questo detour rapido e necessario, le produzione che lo riguardano, in ambito germanico, ovvero in Germania, Austria, e Svizzera tedesca, sono – almeno fino all’inizio della II Guerra mondiale, ma anche dopo, a partire dalla ripresa post-bellica degli anni Cinquanta –, davvero molteplici. Molto fortuna come si è detto hanno le brevi guide turistiche, che alle volte si presentano in veste molto elegante, come questa del 1910 circa, pubblicata dal Preuss Institut Graphik di Berlino. Naturalmente le due guerre mondiali determinano anche la quasi totale cessazione delle presenze turistiche, o di altro genere, straniere.

Fig. 3. Copertina di una guida di Venezia e Lido del 1910: “Venedig seine Sehenswürdigkeiten – Lido”, Preuss Institut Graphik, Berlin

Alcuni editori si specializzano sull’Adriatico. Lo stessso Preuss Institut Graphik sopra citato, ad esempio. Questa casa editrice aveva fatto una fortuna, tra l’altro, pubblicando guide italiane “eccentriche”, come quella dedicata a Roma da un personaggio straordinario e ancora parzialmente da riscoprire quale Hans Barth (Stoccarda, 1862- Roma 1926) (da non confondersi con l’omonimo storico della filosofia e del pensiero politico, nato nel 1904), uno dei primi cultori della scienza del turismo enogastronomico, amico di D’Annunzio, grande amante della Roma delle osterie e della “dolce vita” (ante litteram), e autore di un testo ai tempi celeberrimo: Osteria. Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri. (traduzione di Giovanni Bistolfi con prefazione di Gabriele D’Annunzio, Voghera, Roma, s.d. ca. 1909), dove peraltro il buontempone parla di osterie, osti, figlie dei medesimi (possibilmente belle e compiacenti), vini e piatti, luoghi e situazioni. Simpatetiche le pagine prefatorie di D’Annunzio, da cui trascegliamo questo passo:

A te consacro, vino insulare, il mio corpo e il mio spirito ultimamente. Il Sire Iddio ti dona a me perché i piaceri del mio spirito e del mio corpo sieno inimitabili. Possa tu senza tregua fluire dal quarteruolo alla coppa e dalla coppa al gorgozzule. Possa io fino all’ultimo respiro rallegrarmi dell’odor tuo, e del tuo colore avere il mio naso per sempre vermiglio. E, come il mio spirito abbandoni il mio corpo, in copia di te sia lavata la mia spoglia, e di pampani avvolta, e colcata in terra a piè di una vite grave di grappoli; ché miglior sede non v’ha per attendere il Giorno del Giudizio”

Purtroppo il libro di Barth non parla delle osterie del Lido, anche se menziona alcuni storici locali delle Realtine, compreso il “Graspo de Ua”, ancor attivo e ben noto, in Calle dei Bombasieri (utile esercizio per chi studi la storia del turismo e della ristorazione rilevare quanti di questi locali di cento anni fa siano ancora aperti, e più di qualcuno lo è, da Nord a Sud, come il Gambrinus napoletano…).

Fig. 4. La copertina della prima edizione del 1909 ca. del libro di Barth.

Concludiamo questa carrellata, necessariamente breve, sul Lido nella cultura tedesca di inizio Novecento, con due interessanti (a nostro parere) riferimenti. Il primo riguarda proprio quell’epoca. Tra i tanti visitatori al Lido vi fu anche un personaggio pare ben noto al tempo, ma alquanto misterioso: Elsa Béreny. La ballerina e autrice austriaca, forse di origini ungheresi, viaggiò molto in Europa, e nel 1933 pubblicò un libretto di prose e poesie di viaggio (poi pare riedito l’anno successivo). Il libro, pubblicato in proprio a Berlino, col titolo Reise-Erinnerungen einer Tänzerin. Erlebnisse in acht Ländern., era preceduto da una prefazione della stessa autrice, e da due scritti di tali G. Lampazzi, e H. D. Worthly rispettivamente. Entrambi questi personaggi sono difficilmente identificabili. In ogni caso, la brillante ballerina parla degli otto paesi, tra cui l’Italia, che ha visitato nella sua vita. Per quel che riguarda l’Italia, nella parte in prosa scrive di San Remo e Milano. In quella in poesia, dedica alcune poesie a Venezia, ed una, molto delicata, impressionistica quasi, al Lido: Am Meeresstrand, “sulla spiaggia”. Questo a testimonianza di come il Lido toccasse l’immaginazione e accendesse l’ispirazione delle personalità le più differenti. Vi sono solo due esemplari di questa rarissima opera in Italia. Uno in Marciana, l’altro nella biblioteca del Civico museo teatrale Carlo Schmidl a Trieste.

Fig. 5. Rara cartolina d’epoca raffigurante Elsa Béreny.
Fig. 6. Copertina del volumetto di Elsa Béreny uscito nel 1933.

Per finire. Ancora oggi non soltanto, ovviamente, Venezia, è fonte continua di ispirazione per gli scrittori di area linguistica tedesca. Anche il Lido. E a questo proposito vorrei citare uno scrittore austriaco, Gerhard Roth (1942-2022), personalità assai complessa, legata a doppio filo alla città di Graz dove è nato e morto, abbastanza noto (ma forse non come dovrebbe) anche in Italia, dove sono state tradotte alcune delle sue molte opere. Ma non quella che si svolge principalmente al Lido, in un’atmosfera mortifera e surreale, veramente angosciante. Si tratta di Die Hölle ist leer – die Teufel sind alle hier (“l’inferno è vuoto, i diavoli sono tutti qui”), una delle sue ultime opere, pubblicata da Fischer a Francoforte sul Meno nel 2019. Come ognun vede, il titolo è una citazione dall’assai noto motto di Shakespeare: “Hell is empty, and all the devils are here”, tratto da La tempesta. Ovviamente la citazione di Shakespeare (da fonte a propria volta forse italiana) ha ispirato tanta arte, compreso un celebre album del gruppo inglese “Anaal Nathrakh” (2007), musica “black metal” e “grindcore”, non proprio qualcosa da ascoltare per prender sonno.

Nel lungo libro compare il Lido in molteplici forme e luoghi interni, comprese le rovine dell’ospedale marino, ancora in cerca di sistemazione e idee. Il volume fa parte di una trilogia “veneziana” che è stata il passo d’addio di uno scrittore dotatissimo e solitamente provocatorio, ma altalenante nello stile e nei risultati letterari; ma che in ogni caso è stato spesso inserito in una trilogia di grandi austriaci novecenteschi, con Thomas Bernhard e Peter Handke, quest’ultimo suo coetaneo. Sarebbe da far conoscere anche questo al pubblico italiano.

Il Lido è dunque da almeno due secoli una presenza costante nella letteratura di area germanica. Come è giusto che sia.

Fig. 7. Lo scrittore Gerhard Roth (1942-2022) (Foto Philipp Horak/Wikimedia), e la copertina del romanzo citato.

NOTA BIBLIOGRAFICA

Per un inquadramento generale del fenomeno-Lido nella cultura tedesca di primo Novecento, si rinvia al volume collettivo a cura di Sabine Meine e altri, Auf schwankendem Grund. Dekadenz und Tod im Venedig der Moderne, Muenchen, Fink, 2014 (Morphomata, 15). Sull’idea della presenza del Faust di Goethe nel romanzo breve di Mann Der Tod in Venedig, vd. Helmut Koopmann, Faust reist an den Lido: Goethes Spuren in Thomas Manns Novelle “Der Tod in Venedig”. Deutsche Thomas-Mann-Gesellschaft. Ortsverein Bonn-Köln: Schriften des Ortsvereins BonnKöln der Deutschen Thomas-Mann-Gesellschaft e.V. ; Bd. 3, 2010. Il libro sulle osterie italiane di Barth è stato più volte ripubblicato, tra le edizioni recenti vd. Hans Barth, Osteria: guida spirituale delle osterie italiane; con prefazione di Gabriele D’Annunzio; presentazione di Marco Guarnaschielli Gotti, Padova, Muzzio, 1998. Per una introduzione generale a Gerhard Roth, vd. Uwe Schütte, Unterwelten. Zu Leben und Werk von Gerhard Roth, St. Pölten, Residenz, 2013. Di Roth in italiano si può leggere Il lago, trad. it. di Emilio Picco, Milano, Marcos y Marcos, 1999; e Viaggio d’inverno, a cura di Luca Bani, Bergamo, Lubrina, 2001. Un articolo sul grande progetto di Roth “Archivio del Silenzio”, R. Calzoni, “L’Austria fra memoria e oblio: a proposito di Gerhard Roth e Die Archive des Schweigens”, Cultura tedesca, 22, 2003, pp. 197-214.

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Paolo Luca Bernardini
Paolo Luca Bernardini (Genova, 31 marzo 1963) è uno storico italiano. Direttore e primo proponente del Dipartimento di Scienze Umane e dell'Innovazione per il Territorio presso la Università degli Studi dell'Insubria. È stato fellow presso la Accademia dei Lincei di Roma, al Centro Linceo Interdisciplinare Beniamino Segre, per il triennio accademico 2016-2019 ed è professore ordinario presso la Università degli Studi dell'Insubria, a Como, dal 2006. Le sue opere si possono raggruppare in tre settori principali: - gli studi sui rapporti sociali, intellettuali e politici tra ebrei e cristiani nel periodo moderno e contemporaneo, soprattutto in Italia e in Europa; - gli studi su Settecento e Illuminismo, - gli studi di teoria politica e di storia degli Stati Uniti d'America.

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