Collaborare per quanto è essenziale. Una nuova Bretton Woods: rivedere alla radice il funzionamento del sistema finanziario e monetario internazionale. La “economia di Francesco” si va perfezionando come nuovo modello capace di attuare nel concreto i principi da decenni sostenuti nei documenti della dottrina sociale della Chiesa. Una “terza via” tra il socialismo reale e il capitalismo selvaggio, ispirata ai principi di giustizia sociale impliciti non solo nella cultura cristiana, ma in qualsiasi cultura che riconosca pari dignità a tutti gli esseri umani. Stefano Zamagni in un’intervista pubblicata da Vatican News il 28 novembre 2020 autorevolmente rilancia l’appello per una conferenza di rifondazione del sistema economico, con la stessa vastità di obiettivi di quella che nel 1944, ma che riconosca il ruolo centrale delle persone e delle comunità. Ne riportiamo di seguito un ampio stralcio.
In che modo questa pandemia si differenzia dalle crisi precedenti per quanto riguarda gli effetti sul futuro dell’umanità? Come possono l’economia e l’ecologia lavorare insieme per garantire un futuro migliore, e a quali traguardi dovrebbero mirare? Questa crisi è un’opportunità senza precedenti per dare vita ad un’economia rigenerativa e per realizzare una reale “conversione ecologica”. Tuttavia, nel mondo del business e del settore pubblico, si avverte l’urgenza di un rapido ritorno al consueto modo di gestire gli affari. In che modo può essere stimolata la volontà politica di “resettare” il sistema? I leader politici e del mondo degli affari saranno capaci di resistere alla tentazione di una ripresa economica rapida e non sostenibile?
È vero che la pandemia offre più di un’occasione per rivedere le regole del gioco economico e finanziario. Ma bisogna volerlo. E chi non lo vuole? In primis, i business leaders; in secundis le forze politiche; infine gran parte delle persone comuni. I motivi sono diversi, ma la risultante è la medesima. Il mondo degli affari è refrattario ad incamminarsi su un sentiero di traversa, di cui conosce i costi certi e i benefici incerti. (Cfr. green economy). Le forze politiche, legate come sono al corto termismo, sono restie ad attuare politiche di lungo respiro i cui benefici ricadrebbero su altri soggetti. Infine, la stessa società civile vive una situazione di endemico conflitto intergenerazionale. Le coorti di età giovani chiedono il mutamento radicale, perché sanno che quanto è in gioco è il loro stesso destino; non così le altre generazioni che sono in maggioranza numerica (Cfr la transizione demografica). Ecco perché in una situazione di stallo del genere, un’entità come la Chiesa, con l’autorevolezza che tutti le riconoscono potrebbe giocare un ruolo decisivo.
Il peso maggiore della pandemia ricadrà sui Paesi in via di sviluppo e sui poveri. Quali proposte presenterebbe per affrontare la situazione dei bisognosi, per impedire a questi ultimi di esporsi o di essere esposti a condizioni di vita insalubri e di sfruttamento?
È ampiamente documentato che i costi economici, sociali, umani delle pandemie ricadono, in primis, sui segmenti deboli della popolazione dei paesi avanzati. Ne consegue che le diseguaglianze, già scandalosamente alte, conosceranno nel prossimo futuro un ulteriore aumento. Occorre allora avere il coraggio di dire, “apertis verbis”, che in situazioni del genere la strategia riformista a poco serve; piuttosto, occorre porre in atto una strategia trasformazionale come papa Francesco non si stanca di ripetere. Concretamente, occorre insistere, in sede ONU, perché si arrivi ad organizzare una Nuova Bretton Woods. Quella vecchia del 1944 fu pensata e articolata per risollevare e lanciare il mondo Occidentale. La Nuova Bretton Woods deve mirare al mondo intero. Questo è oggi un obiettivo tecnicamente possibile.
In che modo, secondo lei, sarà possibile coinvolgere le grandi imprese (alcune giunte sull’orlo della bancarotta a causa della pandemia) in questo processo di rigenerazione?
Le grandi imprese sono decisive per realizzare la strategia trasformazionale. Vanno dunque incalzate affinchè esse diano seguito a quanto sottoscrissero nella dichiarazione del 19/8/2019 i 181 CEOs delle più grandi ed influenti corporations americane. Vi si legge che l’intento è quello di riscrivere le regole del gioco economico e, in particolare, di mettere mano al “Codice del Capitale”. Sappiamo come questo potrebbe avvenire e allora perché non farlo? Potrebbe essere questo il seguito dell’”Economia di Francesco” del prossimo novembre ad Assisi.
Quale dovrebbe essere il ruolo della politica in questo processo di cambiamento? Quale il ruolo dei cittadini, delle famiglie, delle comunità e della società civile?
Famiglia, Comunità, Società Civile organizzata sono entità fondamentali nell’avvio e nel sostegno del processo rigenerativo. Bisogna però decidersi, una buona volta, circa la concezione della natura di questi soggetti alla quale si intende aderire. Per un verso, la concezione additivista, secondo cui le attività svolte da queste entità si aggiungono a quelle realizzate dalla Stato e dal Mercato – entità viste come utili, ma non indispensabili per il progresso della Società. Per l’altro verso, la concezione emergentista, secondo cui missione propria di tali soggetti è, in primo luogo, quella di rendere visibile cosa comporti l’introduzione del principio di fraternità nell’agire economico. Questi soggetti valgono, prima ancora che per quel che fanno, per quel che sono e che testimoniano. Ancora troppi sono coloro che si accontentano della concezione additivista.
Il Papa ha chiesto alla Commissione vaticana COVID 19 di “Preparare il Futuro”. In termini economici ed ecologici, quale futuro si immagina?
Il futuro che auspichiamo possa realizzarsi è che si affermi definitivamente il modello triadico di ordine sociale: Stato, Mercato, Comunità, in sostituzione dell’attuale modello diadico Stato-Mercato. Secondo, mi attendo che la prospettiva della prosperità inclusiva diventi l’ideale storico concreto nella nostra società. Terzo, faccio voti affinchè il concetto di sviluppo umano integrale, così come definito nella Laudato Si’, vada a sostituire l’ormai obsoleto concetto di crescita. In nome della crescita, troppe ingiustizie e troppe nefandezze nei confronti della natura sono state consumate.
Fonte: https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2020-11/covid-project-vaticano-coronavirus-zamagni-economia-ecologia.html