Verso un Mediterraneo comune e pacifico. Nasce un Centro Studi sul Mediterraneo Italo-Russo

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Che cosa è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre, insomma, un crocevia antichissimo. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Iugoslavia… Significa immergersi nell’arcaismo dei mondi insulari e nello stesso tempo stupire di fronte all’estrema giovinezza di città molto antiche, aperte a tutti i venti della cultura e del profitto, e che da secoli sorvegliano e consumano il mare.   Fernand Braudel                                                                                                           Il Mediterraneo: lo spazio la storia gli uomini le tradizioni   Un centro studi sul mediterraneo….. Nasce l’Associazione “Centro Studi Mediterranei Italo-Russo”. L’intenzione dei fondatori del “Centro studi mediterranei Italo-russo” è di promuovere la cooperazione umanitaria e scientifica bilaterale e multilaterale tra l’Italia, la Russia e i Paesi del Mediterraneo, creando un panel virtuale per conversazione, discussione e approfondimenti multidisciplinari e interdisciplinari tra studiosi, analisti e appassionati del Mediterraneo. Presidente dell’Associazione è Michele Giuliani, architetto, fondatore dell’associazione “Domus Europa. Centro Studi di Geocultura” editrice della Rivista di Geocultura online Frontiere, diretta da Leonardo Servadio. Vicepresidente è Tatiana Yugay, analista geopolitica russa, in particolare nel campo della guerra ibrida, autrice del libro “I pensieri geopolitici di una donna” (Mosca, 2018). Al fine di rendere questa missione possibile, l’Associazione si propone di sviluppare le seguenti attività: 1) Ricerche comparative geopolitiche, umanitarie, culturali, ecologiche; 2) Promozione e applicazione delle innovazioni ecosostenibili e degli investimenti rispettosi dell’ambiente in Italia, Russia e Paesi del Mediterraneo tramite l’incubatore di impresa istituito presso il Centro; 3) Editoria specializzata nel pubblicare i risultati della ricerca scientifica dell’Associazione; 4) Organizzazione di eventi educativi in collaborazione con università, organizzazioni di ricerca, fondazioni e istituzioni di Italia, Russia, Paesi mediterranei e altri.   Il Mediterraneo Il Mediterraneo è il “mare dei mari” che da tempo immemorabile unisce mentre pure separa Paesi e popoli rivieraschi. Come materia di studi esso è un campo estremamente ampio, liquido, flessibile e in continua evoluzione. Innumerevole sono state le ricerche compiuti dai specialisti di vari rami delle scienze. Alcuni argomenti sono esplorati a fondo e scrupolosamente, altri sono stati appena sfiorati e meritano maggiore attenzione. Al riguardo viene in mente la parabola orientale dei sei ciechi e l’elefante. C’era una volta una città dove vivevano sei saggi ciechi. Un giorno fu condotto in città un elefante. I sei volevano conoscerlo, ma come avrebbero potuto? Decisero di  esaminarlo al tatto. Ognuno di loro ne tastò una parte: l’orecchio, la gamba, la coda, la zanna, il fianco e la proboscide. Alla  fine, ognuno di loro si fece un’opinione diversa da quella degli altri. Chi percepiva l’elefante come un ventaglio, chi come una fune, chi come una lancia, o un’alta muraglia, o un serpente. Per non somigliare a quei ciechi, è necessario raggiungere una visione comune del Mediterraneo: unire gli sforzi, scambiarsi le esperienze. Fortunatamente, il Mediterraneo ha avuto un cronista, storiografo, poeta, amante che ci ha lasciato un’eredità inestimabile: una metodologia creata apposta per questo luogo  eterno e infinito, mutevole e complesso. È quanto ha compiuto Fernand Braudel, che per studiare il Mediterraneo ha proposto di “uscire dalle nostre abitudini” raccontando tre storie diverse. La prima è “una storia di lento svolgimento e di lente trasformazioni, fatta spesso di ritorni insistenti, di cicli incessantemente ricominciati”. Si concentra “sull’uomo nei suoi rapporti con l’ambiente”. “Al di sopra di questa storia immobile, una storia lentamente ritmata”, la storia “strutturale”, “sociale, quella dei gruppi e degli aggruppamenti”. Si tratta delle economie, degli stati, delle società, delle civiltà. La terza è la storia secondo la dimensione non dell’uomo, ma dell’individuo: la storia “événementielle”. [1] È logico prendere il concetto Braudeliano come linea guida per le nostre ricerche. Evidentemente, dobbiamo aggiornare le tematiche studiate da Braudel tenendo conto delle vicende accadute dopo la pubblicazione del libro. Dalla sua quarta edizione del 1979, a cui Braudel ha scritto la prefazione e ha fatto piccole correzioni e aggiunte, sono passati quasi 40 anni. Un breve momento per la storia, in fondo un periodo neppure tanto lungo anche per la vita di una persona. Ciò nonostante, sono accadute perturbazioni e cambiamenti radicali, gravi e profondi che hanno per sempre tramutato il Mediterraneo e posto una pressione enorme sul suo tessuto vecchio e fragile. Prima di tutto queste trasformazioni hanno influenzato la grande storia strutturale e quella delle singole persone. Questo è avvenuto con le guerre ibride, le rivoluzioni colorate, i colpi di stato e, come conseguenza, le migrazioni di massa nell’Europa mediterranea. Purtroppo, anche il rapporto dell’uomo con l’ambiente è peggiorato, portando a bruschi cambiamenti climatici, all’inquinamento delle acque marine, ecc. Per fortuna, nel Mediterraneo hanno luogo non solo avvenimenti negativi. A contrastare il cosiddetto caos controllato prodotto dalle operazioni statunitensi nella regione, la Cina ha offerto un grandioso progetto infrastrutturale per sistemare le rotte marittime. La Via della Seta Marittima parte dal Mar della Cina meridionale e il Sud-Est asiatico per arrivare, attraverso l’Oceano Indiano e il Medio Oriente, al Mediterraneo Orientale. Sugli avvenimenti recenti hanno indagato diversi ricercatori e analisti geopolitici. Tuttavia, lo studio della geopolitia spesso tralascia la realtà mediterranea. Per capire meglio ciò che sta succedendo è necessario collocare i cambiamenti attuali nel contesto della storia di lunga durata, misurata su ritmi e cicli millenari. Non c’è nessun dubbio che l’Italia, centro del Mediterraneo e delle sue tradizioni, dev’essere una autentica  protagonista di questo mare. Ha scritto Marcello Veneziani, “A vederlo nel mappamondo, il Mediterraneo è una culla situata al centro del pianeta. E al centro di questo bacino, di questa culla, c’è la penisola italiana e le sue isole. La centralità dell’Italia nel Mediterraneo e del Mediterraneo nel mondo è davvero una realtà prima che un pensiero. Tre continenti si affacciano su questo balcone unico al mondo. La varietà è di casa nel Mediterraneo nei frutti come nelle civiltà. Come la mitezza del clima e il sapore d’anice. “Sul piano storico il Mediterraneo, si sa, è il bacino da cui si dipartirono le più significative civiltà, in cui presero corpo le religioni e le filosofie, i codici giuridici e i reggimenti politici, democrazia inclusa, le scoperte e le scienze che hanno pervaso il pianeta” [2]. Sono parole sagge e condivisibili. Si può solo auspicare che l’Italia riaffermi concretamente la sua centralità nella scacchiera mediterranea. I rapporti tra Russia e Mediterraneo Vi sono almeno quattro ragioni per la costituzione del Centro studi mediterranei Italo-russo. Anzitutto la geografia. È chiaro che la Russia non può essere considerata un Paese mediterraneo: d’altro canto neppure può essere considerata pienamente europea o asiatica. In un certo senso la Russia è agli antipodi del Mediterraneo. Al contratrio del sistema marittimo che sta tra Europa Asia e Africa, la Russia è un territorio composto da due continenti. Mentre il Mediterraneo è il Mare di Mezzo, la Russia è una vera e propria Terra di Mezzo: qualcosa che corrisponde alla visione fantastica di J.R.R.Tolkien e a quella geopolitica dello Heartland (Cuore della Terra) di Halford Mackinder. E questa qualità geografica dello “essere nel mezzo” conferisce alla Russia e al Mediterraneo una certa affinità. Il secondo fatto, sempre geografico ma anche storico, è che la Russia si affaccia sul Mar Nero dove dispone di circa 2.000 km di coste. Anche se il Mar Nero non è incluso nel sistema mediterranea,  è connesso col Mediterraneo tramite il Bosforo e i Dardanelli. A causa di questo connessione, la Russia antica ha sempre fatto parte dell’orbita degli interessi dell’antica Grecia e successivamente di Bisanzio. Gli antichi Greci fondarono colonie sulla penisola di Crimea. La Russia ha ricevuto la fede ortodossa dalla chiesa Bizantina di Constantinopoli. In terzo luogo, nel corso della storia antica e recente la Russia ha sempre mantenuto stretti vincoli ed esercitato il proprio influsso, in particolare sui Paesi balcanici. La Russia sempre ha rivaleggiato con la Turchia e la Persia, oscillando tra ostilità e alleanze. Dopo il crollo dell’Urss, la Russia quasi abbandonò il Mediterraneo. Ma oggi si osserva un suo grande ritorno. Tutto sommato, possiamo parlare di Mediterraneo Allargato. Rileggiamo ancora una volta Braudel che ha già tracciato di questo i confini nel suo libro Memorie del Mediterraneo: “Il Mediterraneo non si è mai rinchiuso nella propria storia, ma ne ha rapidamente superato i confini: a Ovest verso l’oceano Atlantico; a est attraverso il Vicino Oriente, che lo affascinerà per secoli e secoli; a Mezzogiorno verso le sue plaghe desertiche, ben oltre la linea dei compatti palmeti; a nord, verso le interminabili steppe eurasiatiche che lambiscono il Mar Nero; ancora a nord verso l’Europa delle foreste, lenta a svegliarsi, ben oltre il limite tradizionale, quasi sacrosanto, dell’olivo” [3]. Nei primi anni ’80 alcuni ricercatori dell’Istituto di Guerra Marittima di Livorno delinearono un’area geostrategica denominata “Mediterraneo Allargato” che includeva i bacini marittimi dal Golfo Persico fino al Mar Nero. L’auspicio è che ricercatori, docenti, analisti e specialisti di tutti i Paese mediterranei collaborino col Centro studi mediterranei Italo-Russo allo scopo di conoscere sempre più a fondo questa regione, e per preparare il miglior futuro possibile per il grande spazio del Mediterraneo.   Note

  1. Braudel, F., Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II. Torino, Einaudi, 1991. P.XXVII.
  2. Veneziani M. I sensi del mare
http://www.marcelloveneziani.com/il-giornalista/trapassato-presente/i-sensi-del-mare/
  1. Fernand Braudel. Memorie del Mediterraneo. Preistoria e antichità. Milano, Bompiani, 2004. P. 33.
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