Ucraina: una crisi che viene da lontano

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di Aldo Ferrara

2008-2017. I primi decenni del XXI secolo vedono profonde trasformazioni Europee. Nel 2008 vengono ratificati i nuovi Trattati dell’UE, il TUE e il TFUE. Ma l’Unione, valutaria e monetaria in parte, non ha ancora una sua coesione politica che la renda più forte e credibile nei confronti dei grandi antagonisti politici e commerciali.

Mentre la crisi bancaria e monetaria del 2008 si spande dalle coste americane e blocca la crescita cinese, in Eurasia si registra il massimo dell’espansione petrolifera e si mettono a punto le strategie per i nuovi equilibri di mercato del petrolio.

La riposta all’espansione russa nel mercato dell’oil & gas ha un duplice volto: il profilo spento dei paesi europei consumatori che nei confronti del mercato imposto dalla Federazione Russa si divide e l’altro, quello americano che con le risorse tecnologiche del fracking, trova nuovi giacimenti in terra statunitense di scisti dai quali si utilizzano abbondantissime scorte di shale oil & shale gas.

Change” è il motto del nuovo Presidente USA, Barack Obama il quale interviene in Europa e nel Mediterraneo, da un lato adoperandosi per il trasferimento delle scorte petrolifere del Nord Iraq e del territorio Curdo e dall’altro attivando la “primavera araba” che tutto fu fuorchè un movimento spontaneo di rivendicazione dei diritti civili e invece sotto le vesti lasciava intravedere uno scenario squisitamente petrolifero. Nasce così l’idea del Nabucco, oleodotto che garantisca all’UE forniture di gas e oil, attingendo direttamente dai giacimenti dell’Azerbaigian – con cui la Commissione Europea ha già firmato pre-accordi – riducendo così la dipendenza dell’Unione dalle forniture della Russia e diversificando le fonti anche rispetto il fornitore nord-africano.

Viene sostenuto politicamente dalla Commissione Europea, dai Governi austriaco, romeno, ungherese, turco e bulgaro, e dai Paesi del Gruppo di Vysehrad -Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia- gruppo di Paesi dell’Europa, geograficamente centrale e politicamente intermedia, da cui poi è nato l’Intermarium con l’aggiunta dei Paesi Baltici, Croatia, Slovenia, (Cazzulani M., 2015)1. Austria, Ungheria, Romania, Turchia e Bulgaria, con il loro accordo intergovernativo, avevano dato parere favorevole e progettato il gasdotto Nabucco dalla portata di 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno, concepito dalla UE per trasportare in Europa gas dall’Azerbaigian senza transitare per il territorio russo, né dipendere da condutture controllate da Mosca.

Nabucco nell’estate del 2012 ha ricevuto il sostegno politico anche di Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Ciò significa che numerosi Paesi dell’area centro-europea hanno aderito ai piani energetici, che l’UE ha progettato con un impegno economico che ha al contempo una forte valenza politica. Una strategia filoeuropea, dal malcelato sapore antirusso con inevitabili risvolti interni europei.

Tutto questo è reso possibile da una nuova aggregazione di Paesi Europei denominato Intermarium. Il concerto dei Paesi Baltico-Adriatico-Mar Nero (Polonia, Bulgaria, Romania, Slovenia, Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria e Croazia, appena entrata nella UE) si è costituito in gruppo operativo anche allo scopo di contrastare la politica franco-tedesca sempre più aderente a Mosca, stigmatizzando come lo scacchiere petrolifero baltico possa isolare energeticamente l’Europa del Centro- Nord.2 Quindi un’area politica consistente che si propone una interdizione non solo ai fini energetici ma che ha anche l’ambizione di contrasto politico.

La risposta è immediata. Nel 2011 Germania e Russia danno vita al consorzio che produrrà il North Stream 1( NS1) cui segue il NS 2. Nello specifico il N.S. 2 è un oleodotto, atto ad aumentare la portata del gemello NS13, che dalla Narva Bay in Russia, trasferirà all’Europa, via Germania, gas tratto dalla riserva di Kurgalsky, oltre 4.9 trillion m3, più del doppio delle riserve attuali EU (1.9 trillion). La pipeline, dopo aver attraversato il Mar Baltico sfocerà a Lubmin, distretto di Greifswald in Germania.

Fig. 1 Il North Stream II ( tratto da Fontiere.eu).

Le problematiche sono molteplici. Innanzitutto il gasdotto è frutto di un accordo multivalente tra Russia, Germania e Paesi che saranno toccati dal passaggio dell’oleodotto, Finlandia, Svezia e Danimarca.

È evidente che le deroghe siano state politiche, come appare politica e di legame stretto tra Germania e Russia, la nomina, nel 2017, di Gerard Schröder, già Cancelliere (1998-2005) prima della Merkel, alla presidenza della Rosneft, società che divide con Gazprom il primato della distribuzione di gas & oil russo. A seguito di un’inchiesta UE durata sette anni, Gazprom è stata accusata di aver condotto pratiche monopolistiche e abusive all’interno della UE, imponendo prezzi eccessivamente elevati a Paesi come Danimarca, Finlandia, Italia e Paesi Bassi e di aver ostacolato le vendite transfrontaliere di gas in Bulgaria, La Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia. Tuttavia la Commissione ha deciso di escluderla dal suo procedimento antitrust. 1

A tal punto che nell’aprile 2016, tra Polonia e Danimarca è stato sottoscritto un accordo per la costruzione della Baltic Pipe, una pipeline idonea a trasferire gas norvegese verso la Polonia e non solo. L’accordo prevede la utilizzazione dei rigassificatori polacco di Świnoujście, di quello croato di Krk e di quello lituano di Klaipeda. Di questo accordo beneficeranno anche i paesi dell’Intermarium nel segno di una diversificazione energetica volta a liberarsi della tenaglia russa.

L’agreement tra Paesi europei è indicativo dello stato di sofferenza politica in cui versa l’Europa. Il patto franco-tedesco-russo, benché non esplicitato ma manifesto in numerose occasioni pubbliche, ha sul versante energetico un caposaldo forse imprescindibile di cui il North Stream è il braccio più evidente. Si delineerebbe dunque lo scenario di un’Europa a tre velocità, energetiche e non solo: da un lato Francia, Russia e Germania con Olanda e Belgio, dall’altro i Paesi dell’Intermarium e infine i Paesi mediterranei che poi dovranno gestire le vie energetiche alternative a quelle nord-continentali.

Il Corridoio Energetico Meridionale è dato da un fascio di pipelines. Innanzitutto il South Stream, gasdotto progettato dalla Russia, il cui tracciato di 3600 km va dal versante russo del Mar Nero fino al porto di Varna, in Bulgaria, per poi risalire i Balcani lungo Macedonia, Montenegro, Serbia, Ungheria, Slovenia e Italia.

Lo scopo di South Stream è di impedire alla Commissione Europea la realizzazione del piano di diversificazione delle forniture di gas, e di aumentare la dipendenza dell’Ue dal gas russo con il trasporto diretto in Europa centro-meridionale di 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Noto anche come «gasdotto ortodosso» (attraversa anche Paesi di religione ortodossa) il South Stream è sostenuto politicamente sia dal Cremlino sia dai Paesi dell’Europa occidentale che, rispetto alle iniziative comuni della UE, preferiscono perseguire una linea politica nazionale non dipendente, come Germania, Francia, Olanda e Belgio (Cazzulani M., 2012).

Tuttavia non avrà vita per l’uscita dalla scena politica di Berlusconi e l’uccisione di Gheddafi che, assieme a Putin erano i principali sostenitori di questo gasdotto.

Come si vede il rapporto tra Russia e UE ha reso embricati e inscindibili i rapporti internazionali in cui politica, finanza, commercio e relazioni personali si uniscono in modo non più scindibile.

La presenza di Gerard Schröder, prima alla Presidenza del Nabucco e poi alla presidenza della seconda più importante Holding petrolifera russa (dopo Gazprom) è espressione della politica merkeliana di adesione alla politica putiniana. Questa prevedeva una stretta connessione geopolitico-commerciale con il Nord Europa tramite il NS1 & 2. E una ancora più stretta connessione con il mondo mediterraneo, attraverso la solidarietà politica della Turchia di Erdogan. Così spunta l’altro braccio, quello mediterraneo, della tenaglia putiniana, il TANAP.

Nella partita a scacchi per il corridoio meridionale, tramontata l’era Obama, scompare anche il Nabucco del quale restano alcune infrastrutture che si congiungeranno con l’altra pipeline rimasta in progettualità: al gasdotto Transadriatico, o TAP, progettato per collegare il confine tra Grecia e Turchia all’Italia meridionale attraverso l’Albania, è demandato il compito di veicolare gas azero verso l’Europa.

Il TAP, indicato dal Consorzio Shah Deniz quale più conveniente alternativa al Nabucco, è compartecipato attualmente dalle compagnie BP (20%), Socar (20%), Statoil (20%), Fluxys (19%), Enagas (16%) e Axpo (5%), (Francesca Gerosa, 2013;Flavia Scarano, 2014) mentre fino al 2012 erano presenti Snam (20%) British Petroleum (20%), l’azera SOCAR (20%), la belga Fluxys (19%), la spagnola Enagas (16%), la svizzera Axpo ( 5%).

Fig.2 Il tracciato della Pipeline Trans-Anatolian-Pipeline ( TANAP) ed il suo ramo adriatico Trans-Adriatic Pipeline ( TAP)

Veicola gas azero concesso dal Presidente dell’Azerbajian Ilham Aliyev. Così il 28 giugno 2013, il Consorzio Shah Deniz II sceglie il TAP per il trasporto del gas dell’Azerbajian in Europa preferendolo al progetto concorrente Nabucco West. Il contratto prevede una fornitura-record pari a circa 130 miliardi di Euro (Gasdotto Tap selezionato per portare gas azero in Europa, ilvelino.it, giugno 2013), (Francesca Gerosa, 2013, Shah Deniz II investirà 20 mld, al via gasdotto TAP, MilanoFinanza, 17.12.2013).

Bene sistemati così gli oleodotti a tenaglia e assicurato l’appoggio a nord dell’Europa Classica, a trazione tedesca, a Putin non resta che consolidare la sua presenza nel Mediterraneo:

1- spostando interessi petroliferi tramite la fedele amicizia con Aliyev, fornitore di gas ed Erdogan, che concede la Turchia come presidio di controllo nel Mediterraneo;

2- spostare il baricentro finanziario delle società petrolifere russe a Malta, derivandolo da Cipro;

3- consolidare la presenza militare nel Mediterraneo dopo essersi assicurato i porti di Mariupol e Rostov nel Mare d’Azov dove la Flotta Sud della Marina Russa è al sicuro.

Tutte queste manovre, da risiko ad alta matrice politico-militare e finanziaria, hanno dunque origini lontane ma soprattutto vengono attuate pochissimo tempo dopo l’uscita della Merkel, l’unico politico europeo che probabilmente tenesse testa davvero allo Czar Vladimir. La ex cancelliera aveva posto le basi per un supply di gas & oil nel momento in cui stava riducendo l’apporto energetico del nucleare e avviava la Germania alla transizione energetica. Così facendo aveva creato le basi per una maggiore dipendenza europea dalla Russia. La zampata dello Czar è arrivata nel momento di maggiore debolezza energetica europea quando l’unica che avrebbe potuto fermarlo era andata via e chi è rimasto non ha capito bene cosa si stava annunciando.

NOTE

1 Cazzulani M., Non solo Siria, a New York nasce il nuovo Intermarium.La voce arancione, 5.10.2015

2 Cazzulani M., ibidem

3 Il North Stream 1 fu concepito nel 1997 dalla russa Gazprom e dall tedesca Witershall Dea, inaugurato nel 2011, ha una lunghezza di 1230 km, con una portata di 55 billions of m3/per anno

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