Rinascimento psichedelico: incredibili potenzialità, enormi pericoli

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di Galliano Maria Speri

Verso la metà del 2015 il giovane e brillante ricercatore Robin Carhart-Harris realizza un esperimento in cui dimostra che l’Lsd, una delle più note sostanze allucinogene, riesce ad attivare nel cervello umano connessioni del tutto inedite e questo schiude nuove possibilità alle neuroscienze e alla neurofarmacologia.

 Questo potente strumento ci permetterà di indagare, da un punto di vista mai tentato prima, il funzionamento e le potenzialità del cervello ma anche di iniziare un percorso rivoluzionario nelle cure psichiatriche. Non si può però sottovalutare il rischio terribile che una sostanza così potente possa essere usata politicamente per il controllo sociale. L’argomento è riproposto da un libro di recente pubblicazione, “LSD. Da Albert Hoffmann a Steve Jobs, da Timothy Leary a Robin Carhart-Harris: storia di una sostanza stupefacente“, di Agnese Codignola.

[caption id="attachment_10797" align="aligncenter" width="916"] Robin Carhart-Harris, ricercatore inglese presso l’Imperial College di Londra dove dirige la ricerca sugli psichedelici del Dipartimento di neuropsicofarmacologia.[/caption]

L’Lsd, un allucinogeno che tutti conoscono o pensano di conoscere, viene sintetizzato per la prima volta il 16 novembre 1938 da Albert Hoffman, un chimico svizzero che lavorava alla Sandoz di Basilea. Cinque anni dopo, Hoffman ingerisce la nuova sostanza, la dietilammide dell’acido lisergico, e gli effetti complessivi sono così impressionanti da indurlo a una serie di accurate sperimentazioni su di sé e sui suoi collaboratori. Il chimico svizzero ritiene che la sua creatura sia uno strumento utilissimo, non solo per mettere a punto terapie farmacologiche da usare in psichiatria, ma anche per promuovere una nuova empatia tra gli esseri umani. Sfortunatamente, le cose sono andate in modo molto diverso, l’Lsd è uscito presto dai laboratori ed è finito sulle strade, imprimendo il suo marchio su un’intera epoca, tra progetti utopistici e sogni deliranti che finiranno con la messa fuori legge della sostanza e la fine delle sperimentazioni scientifiche. Negli ultimi anni, seppure con difficoltà, molti ricercatori hanno ripreso gli studi raggiungendo risultati estremamente interessanti nel campo della lotta alla depressione e all’alcolismo. Il “bambino difficile”, come Hoffman definì la sua creazione, passato da farmaco a droga, ha iniziato il percorso contrario, tanto che si comincia a parlare di “Rinascimento psichedelico”. Questo è l’argomento di un libro avvincente e ben documentato scritto dalla giornalista scientifica Agnese Codignola.

Clare Boothe Luce e l’Lsd

Quando si parla di Lsd di solito vengono evocate immagini di “figli dei fiori”, di comunità alternative che rifiutano il capitalismo e la società dei consumi, di guru che esplorano i recessi più insondabili della mente umana. Non si pensa certamente a una signora di mezza età, appartenente all’alta borghesia cattolica americana e con un ruolo importante nella guerra fredda come ambasciatrice USA in Italia, il Paese con il più grande partito comunista dell’Occidente. Eppure, Clare Boothe, è di lei che stiamo parlando, ha avuto un ruolo cruciale per la diffusione dell’Lsd negli Stati Uniti. Sia lei che suo marito Henry Luce, il potente editore di Life e Time, colgono ogni occasione per propagandare l’Lsd e cercare nuovi proseliti. È proprio un articolo di Time del 1954, intitolato Dream Stuff (La sostanza dei sogni), che apre la campagna in favore dell’Lsd, seguito da innumerevoli altri articoli che ospitano racconti di divi cinematografici e persone famose che lo avevano sperimentato. Il 10 giugno 1957 Life pubblica un lungo reportage di quindici pagine intitolato Cercando i funghi magici e firmato da Robert Gordon Wasson che ha viaggiato lungamente con sua moglie in Messico dove ha approfondito la conoscenza dei funghi magici usati dagli stregoni locali nelle loro cerimonie religiose per entrare in contatto con la divinità.

[caption id="attachment_10798" align="aligncenter" width="440"] Una foto del 1954 di Clare Boothe, ambasciatrice degli Stati Uniti in Italia, insieme a suo marito Henry Luce, influente editore di popolari testate come Time, Life, Sports Illustrated e Fortune.[/caption]

Nel descrivere gli effetti dei funghi, Wasson parla di “eliminazione delle barriere tra sé e il mondo” e di “fissione dello spirito”, ma non si limita soltanto a questo perché vuole capire la natura delle sostanze che provocano le visioni e quindi riporta negli Stati Uniti diverse varietà di funghi che vengono analizzati da esperti micologi. Il risultato è una spedizione scientifica in Messico che identifica diverse specie di funghi appartenenti alla famiglia delle Strophariacae e, in particolare, al genere Psilocybe. Poco dopo, proprio da questi funghi, verrà isolata la psilocibina, un allucinogeno con una struttura molto simile a quella dell’Lsd. Si rimane sorpresi dall’apprendere che Wasson non è un avventuroso giornalista con la passione per i viaggi e le scoperte, ma un banchiere anzi, è il vicepresidente della potente banca d’affari JP Morgan, sposato a una pediatra russa con una passione contagiosa per l’etnobotanica e i funghi in particolare. Un ulteriore contributo alla popolarità della nuova sostanza con effetti mirabolanti viene poi dato da famosi personaggi di Hollywood, notoriamente affetti da vari problemi psicologici e in cura da psichiatri e psicoanalisti. Il caso più eclatante è quello del popolare attore Cary Grant che non perderà occasione per lodare gli effetti benefici dell’allucinogeno che lo ha aiutato a conquistare una nuova e più equilibrata personalità. Nel 1966, il senatore Robert Kennedy difende di fronte alla Food and Drug Administration (l’ente americano che si occupa del controllo su medicinali e cibi) l’uso terapeutico dell’Lsd a cui sua moglie Ethel si sta sottoponendo ma, ormai, l’allucinogeno ha invaso università e città, causando diverse morti per cui l’allarme sociale ha raggiunto un punto tale che la sostanza verrà bandita negli USA l’anno successivo e, progressivamente, in tutto il mondo.

Il programma MKUltra della CIA

Quando gli americani entrano nel campo di concentramento di Dachau nel 1945 scoprono che i medici nazisti avevano somministrato mescalina a trenta prigionieri e ne acquisiscono la documentazione. Il responsabile degli studi sulla mescalina e l’Lsd nel campo era Hubertus Strughold, riuscito a fuggire negli USA dove era entrato nel programma spaziale statunitense e si era fatto apprezzare talmente tanto dalla NASA da essere definito “padre della medicina spaziale”. Qualche anno dopo, però, il suo nome compare nella lista dei criminali di guerra nazisti riusciti a fuggire negli Stati Uniti messa a punto dal Dipartimento per l’immigrazione. La neonata CIA capisce subito le enormi potenzialità delle droghe psicoattive e inizia immediatamente a studiarne l’uso. Il caso più sinistro è quello del carcere di Lexington, nel Kentucky, dove nel 1959 il dott. Harris Isbell sperimenta sui detenuti oltre ottocento droghe diverse, incluso Lsd, ecstasy e allucinogeni vari. In un esperimento, ai “volontari”, tutti neri, vengono somministrate per settantacinque giorni consecutivi dosi di Lsd con l’ordine preciso di “raddoppiare, triplicare e quadruplicare le dosi”. La CIA mette a punto anche un altro progetto per il controllo della mente denominato inizialmente Bluebird, poi Artichoke e, infine, MKUltra. Tra il 1954 e il 1963 l’Agenzia distribuisce Lsd a migliaia di cittadini scelti a caso, inserendolo in alimenti e bevande. Il progetto verrà chiuso nel 1967, dopo un ridimensionamento nel 1964, alcuni anni dopo la morte di Frank Olson, un ricercatore della CIA a cui era stato somministrato Lsd a sua insaputa e che, sconvolto dagli effetti, si era gettato dal decimo piano di un edificio. L’utilizzo dell’Lsd è stato oggetto di programmi specifici anche da parte del MI6, il servizio segreto britannico.

La “ego dissolution”

Secondo molti studi riportati dal libro, l’Lsd si è rivelato efficace nel trattamento dei malati terminali di cancro ed è stato sperimentato da molti specialisti in diversi periodi e contesti culturali perché consente a pazienti, che hanno pochi mesi o poche settimane di vita, di avere una esperienza così profonda da riorientare completamente le proprie emozioni. Un caso importante verso la fine degli anni ’60 è quello di Gloria, membro del gruppo di ricerca del dott. Stanislav Grof, che scopre di avere un tumore metastatico al seno e cade in uno stato di ansia e depressione molto gravi. Gloria accetta di essere sottoposta a un protocollo che prevede alcune sessioni di psicoterapia seguite dalla somministrazione di 200 microgrammi di Lsd, la stessa dose che viene utilizzata in pazienti psichiatrici. I risultati sono stupefacenti perché dopo una sola seduta nella paziente “paura, ansia e depressione sembrano dissolte, sostituite da un sentimento di empatia e di amore verso ciò che è stata tutta la sua vita e verso i suoi affetti più cari; la morte a quel punto, le appare come un passaggio a uno stato diverso, e come tale accettata”.

Risultati analoghi vengono ottenuti molti anni più tardi dal dott. Peter Gasser in Svizzera nel 2007, per cui un nutrito gruppo di psichiatri di fama lancia un appello per eliminare il bando contro l’Lsd e consentire la ripresa della ricerca sugli usi di questa sostanza in tutti i settori medici in cui si è rivelata utile. Usato in modo rigoroso e sotto controllo medico, l’Lsd riesce ad attivare aree prima inutilizzate del cervello che si mettono in comunicazione tra di loro, aprendo prospettive inimmaginabili che distruggono la vecchia identità e creano una “mente bambina” che guarda il mondo con occhi totalmente nuovi in un processo che è stato definito “ego dissolution”.

[caption id="attachment_10799" align="alignleft" width="233"] La copertina del libro che raccoglie i saggi dedicati dallo scrittore britannico Aldous Huxley alle sue esperienze con l’Lsd di cui era un grande sostenitore. Il testo fu pubblicato postumo nel 1977.[/caption]

Distruggere l’attaccamento alla bottiglia dell’alcolista e aprirgli le porte di un mondo nuovo, come pure placare le ansie terribili dei malati terminali, è certamente uno splendido risultato ma, proprio sulla base dell’esperienza degli anni ’60, ci dovrebbe essere un’attenzione rigorosa e minuziosa affinché sostanze così potenti vengano usate in modo rigorosamente controllato per gli scopi medici per cui sono state create.

Se è vero che Steve Jobs ha dichiarato che l’uso dell’Lsd è stata una delle esperienze fondamentali della sua vita (ma affermazioni simili sono state fatte anche da scienziati e premi Nobel), questo non significa che chiunque provi gli allucinogeni diventi ipso facto un nuovo Steve Jobs o uno scienziato da premio Nobel.

Il libro di Agnese Codignola è molto ottimista sulle nuove prospettive che l’Lsd e le sostanze simili possono dischiudere alla mente umana e alle cure psichiatriche, ma trascura il pericolo molto concreto di un uso manipolativo degli allucinogeni, come avviene nel romanzo Il mondo nuovo di Aldous Huxley dove una droga ottimale e senza effetti collaterali chiamata soma placa problemi personali e rivolte politiche, lasciando tranquilli al potere i governanti del mondo

A proposito, Huxley non è uno “scrittore statunitense”, come viene definito a pagina 35, ma una delle colonne portanti dell’establishment britannico, nipote del grande biologo Thomas Huxley e pronipote, per parte di madre, di Matthew Arnold, uno dei principali poeti e critici letterari del periodo vittoriano.

Agnese Codignola 

LSD Da Albert Hoffman a Steve Jobs, da Timothy Leary a Robin Carhart-Harris: storia di una sostanza stupefacente

(UTET pag. 270 € 19,00)

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