FRONTIERE

Repubblica dell’Ossola, 80 anni dopo: “Il mio comandante Alfredo Di Dio”

Gole di Finero, monumento funebre dedicato a Alfredo Di Dio nel luogo dove trovò la morte. Foto di S. Di Stefano

In occasione del 80° anniversario della Liberazione si commemora l’esperienza della Repubblica dell’Ossola, non l’unica Repubblica partigiana nata durante la Resistenza, ma certamente la più considerevole nella storia della Resistenza. La Repubblica dell’Ossola cercò nei suoi quaranta giorni di vita, dal 10 settembre al 23 ottobre 1944, di riformare la scuola, l’assistenza, e la giustizia in una organizzazione statale democratica e strutturata, con precise norme legislative e con tanto di ministeri ai cui vertici comparivano nomi che sarebbero stati in futuro fondamentali per la rinascita dell’Italia nel dopoguerra, come Vigorelli, Malvestiti e Terracini, presidente della futura Assemblea Costituente la quale trovò proprio ispirazione nei principi di libertà e democrazia che caratterizzarono la Repubblica dell’Ossola.

Nell’ottobre 2024 esce finalmente, dopo anni di attente ricerche e di verifiche su documenti anche inediti, un libro che racconta la vicenda di colui che reso possibile la liberazione dei territori che hanno fatto parte di questa repubblica partigiana, il capitano Alfredo Di Dio, medaglia d’oro al valor militare alla memoria, ucciso in un (sospetto) agguato alle gole di Finero (VCO) il 12 ottobre 1944.

Alfredo Di Dio. Fiamme Verdi, Valtoce

La presentazione del volume Il mio comandante Alfredo Di Dio di Grazia Vona e Margherita Zucchi  molto atteso soprattutto nell’ossolano, è avvenuta a Domodossola alla presenza anche di alcuni discendenti del capitano e con la presentazione del prof. Alfredo Canavero, già docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano.

Canavero nel suo intervento ha messo in evidenza come, in un periodo in cui si tenta di svalutare la Resistenza, sia fondamentale ribadirne l’importanza: la Resistenza ha impedito all’Italia di fare la fine della Germania alla conclusione del conflitto e ha avuto un forte significato morale di opposizione al fascismo.
Canavero ha anche sottolineato come per lungo tempo la narrazione della Resistenza sia stata appannaggio della storiografia di orientamento comunista e come, con la caduta del comunismo, se ne sia offuscato il recupero.
La Resistenza però non è stata solo da parte comunista, è esistita infatti anche una Resistenza cattolica, monarchica, badogliana, liberale, socialista, più vicina quest’ultima ai cattolici che ai comunisti.
Ѐ arrivato il momento di riprendere il ricordo di questa Resistenza non comunista, quasi dimenticata, ed è uno degli scopi che si propone questo nuovo volume.

Il prof. Canavero tra Grazia Vona e Margherita Zucchi. Foto S. Di Stefano

Le autrici nel loro lavoro hanno cercato di dare un’immagine dell’uomo Alfredo Di Dio, sia attraverso testimonianze di chi molto lo stimava, come Ferruccio Parri, sia attraverso quelle di chi gli era avversario, anche tra altri gruppi partigiani, che pur hanno sempre avuto lodi per la sua  condotta.
Alfredo Di Dio era di formazione cattolica, diplomato all’Accademia Militare di Modena con borsa di studio, quindi di famiglia non particolarmente facoltosa, e di solida formazione militare.

All’indomani dell’8 settembre, sottrattosi alla cattura insieme al fratello Antonio, immediatamente si era proposto di formare gruppi militari allo scopo di liberare l’Italia dall’occupazione tedesca. Di Dio impose una formazione militare ai suoi gruppi, con studio di tattiche e battaglie a tavolino, non escludendo la possibilità di trattative, previste sempre dalle leggi militari, al fine coinvolgere il meno possibile la popolazione civile. A differenza delle bande partigiane comuniste il cui scopo non era solo quello di liberare l’Italia ma anche di istaurare un nuovo ordine sociale, nella divisione di Di Dio non era ammessa la discussione politica. La priorità restava la liberazione dal nazifascismo, la discussione politica veniva rimandata a dopo la liberazione; la presenza di un commissario politico, che approvasse le operazioni, figura presente nelle formazioni partigiane comuniste, non era quindi prevista né ammessa nella Divisione di Alfredo Di Dio, che ragionando da militare aveva la necessità di decidere e agire rapidamente. 
L’attività del capitano durante la Resistenza si inserì poi in un più ampio progetto elaborato da Ferruccio Parri insieme a inglesi, americani e badogliani per creare in Ossola un ponte di passaggio per gli alleati, vista la comoda vicinanza del confine svizzero e arrivare possibilmente fino all’Austria. Il ventiquattrenne Capitano Di Dio si assunse quindi, davanti una riunione di tutti i comandanti del progetto, la responsabilità di liberare l’Ossola, al fine di arrivare alla liberazione dell’Italia.
Il volume si presenta ricco di testimonianze e di documenti inediti, ma non solo: le autrici si sono avvalse della collaborazione Carlo Fedeli, esperto in storia militare per analizzare le circostanze della morte di Alfredo Di Dio, che come riportano le cronache, cadde in una imboscata alle gole  Finero, in Val Cannobina, il 12 ottobre del 1944, insieme al colonnello Attilio Moneta.
Cosa è accaduto veramente? Se era noto che le gole pullulavano di tedeschi come è possibile che dei militari esperti come il col. Moneta, che aveva combattuto anche nella prima guerra mondiale, il maggiore canadese Patterson e il comandante “Marco”, alias Alfredo di Dio siano caduti nella trappola? Si dice che siano andati in ricognizione, ma Fedeli spiega che una ricognizione condotta in tal maniera, con i comandanti in testa e senza un’adeguata copertura, è fuori da ogni logica militare.
Le nuove indagini delle due autrici, con la collaborazione di Fedeli, hanno esaminato tutti gli elementi come mai era stato fatto in precedenza (compresa un’accurata ricerca circa le posizioni dei bossoli sul luogo) e hanno attentamente vagliato tutte le testimonianze, che per quanto a volte discordanti, convergono però tutte su un punto: Di Dio aveva ricevuto un dispaccio che lo assicurava del ritiro dei tedeschi, ma l’informazione ricevuta risultava palesemente errata. Chi poteva essere questo messaggero che aveva la totale fiducia del capitano Di Dio e che gli aveva comunicato la certezza che la via era libera? Chi lo aveva inviato?
Se gli esecutori materiali della morte di Alfredo Di Dio sono stati i tedeschi, Vona e Zucchi concludono però che i responsabili vanno ancora cercati altrove.

Il libro viene presentato a Roma, Palazzo Madama – Sala Caduti di Nassirya, mercoledì 16 ottobre 2024, ore 12.


Grazia Vona, Margherita Zucchi

Il mio comandante Alfredo Di Dio

Edizioni Lampi di Stampa.

Pagine 372, euro 25,00

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