Agata è un ragazza semplice, che non è mai uscita dalla sua piccola isola e non sa nulla del mondo esterno. Ha però un determinazione e una forza di volontà non comuni che non le fanno accettare il fatto che quanto ha portato in grembo per nove mesi venga sepolto nella terra, senza un nome, come se non fosse mai esistito. Saputo che in una lontana località di montagna esiste un santuario dove i piccoli nati morti vengono resuscitati per un attimo solo, il tempo di ricevere il battesimo e, quindi, un nome, decide di partire da sola con la sua creatura, il piccolo corpo del titolo, in una scatola di legno. Il viaggio verso Nord assume una dimensione epica e Agata, splendidamente interpretata da Celeste Cescutti, un’attrice alla sua prima esperienza, assume le sembianza di un’eroina biblica che ha il coraggio di sfidare le convenzioni e muoversi nel pericoloso mondo dominato dagli uomini. Nel suo peregrinare ottiene l’aiuto di Lince (interpretato da Ondina Quadri), un ragazzo dallo sguardo selvaggio e penetrante, in cerca di un suo posto nel mondo che spera di essere ripagato con il contenuto della scatola.
Dopo aver attraversato la galleria di una miniera, un percorso oscuro e pericoloso che consente però di guadagnare due giorni di tempo, Agata è allo stremo delle forze e crolla, anche a causa di una emorragia post parto che la colpisce. Soccorsa da alcune donne della locale comunità, viene lavata e rifocillata. La regista ci mostra, come se fosse un rituale sacro, le mani delle donne che ripuliscono dal sangue il corpo di Agata, una nudità monumentale che non ha nulla di erotico ma ne esalta il ruolo riproduttivo, come se fosse quello della Magna Mater che ha generato l’intera umanità. Alla fine, sarà Lince, che è in realtà una ragazza cacciata di casa che si muove in abiti maschili, a portare la scatola con la piccola morta al santuario. Qui si compie il miracolo e la neonata aprirà per un breve, bellissimo momento gli occhi e tirerà un piccolissimo sospiro, che le consentirà di essere battezzata col nome di Mar, mare, segno di profondità e libertà. Viene così chiuso il ciclo della vita.
Piccolo corpo
Regia: Laura Samani
Sceneggiatura: Laura Samani, Marco Borromei, Elisa Dondi
Fotografia: Mitja Licen
Nelle sale dal 22 febbraio 2022
Galliano Maria Speri