Il Prof. Pasquale Persico, Ordinario di “Economia politica e scienza dell’informazione” all’Università di Salerno, ha pubblicato in www.salernoeconomy.it il 17 luglio 2020, un articolo dal titolo “Ma Angela merkel questa volta ce la farà?”, in cui si riferisce a un articolo di Olimpia Niglio una decina di giorni prima pubblicato nel nostro sito www.frontiere.eu (http://www.frontiere.eu/da-pitagora-alla-societa-5-0-verso-la-valorizzazione-del-patrimonio-umano/ )
Data la rilevanza dell¡’argomentazione nell’attuale contesto politico internazionale, e poiché è così raro trovare qualcuno che discuta della situazione corrente sullo sfondo più ampio dei decenni di storia che ci troviamo a vivere, col permesso dell’Autore lo riprendiamo qui di seguito:
di Pasquale Persico
Un recente contributo di Olimpia Niglio, cilentana e professoressa di architettura e restauro alla Hokkaido University, ci viene incontro; lei – svolgendo ricerche in diversi istituzioni internazionali tra Asia e America – ha approfondito il ruolo di Enti e comunità per lo sviluppo e la tutela del patrimonio globale. Le sue riflessioni sul “rapporto geometrico” tra le comunità, appunto, e la “governance inclusiva”, attingendo all’antica filosofia greca, ci forniscono chiavi di lettura molto interessanti per provare a capire le potenziali scelte della cancelliera Merkel in questo preciso ambito di riferimento. Sono sicuro – anche per la sua robusta formazione scientifica, a cui spesso si accompagna un notevole conoscenza della filosofia e della cultura classica – che questo vero e proprio patrimonio l’aiuterà non poco a prendere decisioni non miopi. Infatti, sono già emerse novità e opportunità che prospettano la possibilità di un “salto di civiltà”, piuttosto che la sola prospettiva di un “cambio” di produttività per l’Europa che verrà. Mai come oggi l’antica filosofia greca ci guida verso un nuovo e interessante “cammino umanistico” in grado di mettere al centro il valore delle comunità e, pertanto, delle persone.
Del resto, la stessa Merkel, nel guidare il semestre di presidenza europea, ha bisogno di rispondere alla storia che cammina veloce e chiede alla sua persona di non perdere l’occasione di tentare. Lei non può certamente ignorare che nel mese di giugno del 1945, con la conclusione del secondo conflitto mondiale, nacque l’Organizzazione delle Nazioni Unite e vide la luce la conseguente pubblicazione della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”. L’articolo 14 – va ricordato – afferma che L’uomo è l’inizio e la fine dello sviluppo.
Così a partire da questa dichiarazione, circa quarant’anni orsono, è stato proposto un percorso culturale che trova radici nell’Illuminismo Europeo del XVIII secolo, con chiari riferimenti al Rinascimento italiano, ma principalmente all’insegnamento dell’antica filosofia greca, proiettando i pensieri nella direzione di voler unire il tema della conoscenza con quello dell’etica, nell’ottica di costruire una morale condivisa ed universale.
La nostra suggeritrice – Olimpia Niglio – ci indica le leggi pitagoriche e con riferimento alla figura geometrica del triangolo ci fa notare le simmetrie tra i diritti umani espressi dalla Dichiarazione del 1945 e il ruolo che l’uomo ha nella definizione delle politiche economiche e culturali : l’area di un triangolo qualsiasi è uguale al prodotto della base per la sua altezza e il tutto diviso per due.
Se ora analizziamo attentamente la figura del triangolo e alla base (B) attribuiamo il concetto di “Comunità” e quindi di “Patrimonio culturale umano potenziale” e all’altezza (H) l’insieme delle Istituzioni che convergono nella definizione e gestione delle politiche economiche e culturali, non è difficile intuire che l’area di questo triangolo rappresenta proprio lo sviluppo delle politiche potenziali determinate dalla stretta relazione tra Comunità (B) ed Istituzioni (H).
Nasce così la “Legge del Triangolo” secondo la quale la società ha una chiara struttura piramidale alla cui base (B) incontriamo la Comunità larga e lungo l’altezza (H), che delinea la tipologia di sviluppo del triangolo, dove si collocano le varie Governances dei territori: dal Governo centrale, alle istituzioni locali, alle associazioni di categoria, alle fondazioni, etc…
Ovviamente, maggiore è la differenza, in termini numerici, tra la Comunità (B) e le Istituzioni (H) e maggiore sarà la verticalità del triangolo che rafforza il principio di una società piramidale dove sempre meno rilevante sarà il contributo decisionale della Comunità, (uscire, quindi, dall’emergenza al più presto per evitare l’allungarsi della piramide).
Pertanto se rileggiamo i principi enunciati dalle due precedenti Dichiarazioni internazionali non è difficile intuire che il risultato ottimale si ottiene quanto le politiche economiche e culturali sono il risultato di un prodotto derivato dal principio di equità e soggettività tra Comunità (B) e Istituzioni (H), ossia quando i loro pesi decisionali e quindi i loro valori numerici sono uguali tra loro ( H=B).
E’ presente questo concetto nel discorso che avverrà in Europa attraverso le decisioni della Commissione? Per capirci, basta richiamare quanto osserva A. Camus nel 1955 a proposito dell’unione doganale che l’Europa intuisce di dover creare per espandere il potenziale economico e di integrazione, fino a pensare che proprio questa integrazione finirà per fare aumentare la produttività dei sistemi nazionali ed auspicare anche una politica per la convergenza. Oggi il primo processo si è verificato, ma la disparità di produttività totale tra sistemi economici dei 27 Paesi è cresciuta fino a diventare il vero problema dei problemi che ostacolano il come distribuire risorse e progetti della nuova politica economica legata al Recovery Fund.
I cosiddetti Paesi frugali pensano che i singoli Paesi dovranno rimboccarsi le maniche oltre il gomito per ridurre i debiti e tentare con un triplice salto mortale la risalita della produttività totale. Già, ma per Camus, questa sola prospettiva era riduttiva già allora, un continente con una storia di civiltà alle spalle dovrebbe augurarsi di saper fare un “salto” proprio accanto all’auspicato salto di produttività (la sola unione doganale o commerciale).
L’equità del triangolo pitagorico torna in campo e la solidarietà invocata dalla Merkel va incontro all’esigenza strutturante di tentare un salto di civiltà, ma verso una civiltà plurale, auspicata da Camus nel 1955, e che oggi, dopo la pandemia e l’esplosione di una nuova domanda di diritti fondamentali, non è più rinviabile.
L’efficacia della governance è la chiave di volta, e la prospettiva di area vaste di partecipazione sul modello di efficacia dei landers per il coordinamento delle politiche economiche è auspicabile, delineando una correzione dell’organizzazione statale tradizionale e prevedendo una struttura più elastica del tradizionale Stato nazionale.
Lo Stato guadagna efficacia attraverso collaborazioni larghe con altri Stati fino a condividere le aree vaste di programmazione e le politiche regionali di accompagnamento.
Ce la farà la Merkel? Questa volta dovrà tentare per appartenere alla storia di un’ideale euromediterraneo da perseguire. La Germania, dopo due guerre mondiali perdute, non può rinunciare a questa prospettiva che arriva nel giusto tempo del salto di civiltà potenziale, e l’equità e la solidarietà dovranno contare più della sola visione dell’economia e degli economisti, che da diversi anni, hanno perso la bussola del saper pensare.
Fonte: https://www.salernoeconomy.it/ma-angela-merkel-questa-volta-ce-la-fara/