Del discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’università di Aix-Marseille il 5 febbraio 2025, nell’accettare il titolo di Dottore Honoris Causa, si è molto parlato, soprattutto a seguito della violenta critica da questo suscitata da parte delle Autorità russe.

Tale testo, leggibile nel sito web del Quirinale ( https://www.quirinale.it/elementi/127308 ) è un sunto magistralmente esposto delle vicende che hanno interessato i rapporti tra i paesi europei nel corso del XX secolo e sino ai nostri giorni.

La parte che ha sollevato l’indignazione russa è stato l’avvertimento lanciato da Mattarella a non ripetere quanto compiuto con l’Accordo di Monaco del ‘38 (“La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi?”): se ne deduce che il Presidente italiano tracci un parallelo tra la Germania nazista di quel tempo e la Russia putiniana di oggi.

Desideriamo sottolineare che tale paragone, inevitabile e calzante, resta tuttavia incompleto se non si prende in considerazione un altro elemento storico fondamentale cui Mattarella non ha fatto cenno: il patto Molotov Ribbetrop del 23 agosto del 1939. Questo infatti mostra con chiarezza che la Russia sovietica dominata da Stalin compì un passo ulteriore, ben più grave e nefasto dell’appeasement di Monaco ‘38.

Il problema dell’appeasement

Risulta rilevante ricordarlo oggi soprattutto perché tutta la retorica messa in campo da Putin per motivare e giustificare l’invasione in Ucraina cominciata nel febbraio 2022 ruota attorno al presunto impegno antinazista. L’invasione era necessaria, sostengono in Russia, per liberare l’Ucraina dall’influsso di gruppi la cui ideologia neonazista si tramanda in quel paese dai tempi di Stepan Bandera, oltre che per fermare l’espansionismo della NATO.

Si tratta di un tipico esempio di quella neolingua che è stata tanto importante per fare dell’ideologia comunista lo strumento col quale diffondere nel mondo l’influsso dell’impero russo ai tempi dell’URSS. Fatti e opinioni venivano rigirati come calzini a seconda che si guardasse da una o dall’altra parte della “cortina di ferro”. Così i gulag, o campi di concentramento sovietici, oltre cortina erano intesi quali luoghi di rieducazione civile. Se “democrazia” nel mondo occidentale vuol dire liberi sistemi elettorali, nel mondo russo-sovietico “democrazia” voleva dire “centralismo democratico”, cioè un potere ferreamente controllato in modo verticistico ma, beninteso, “nel nome del popolo”.

Già ne parlammo tempo addietro (cfr https://www.frontiere.info/postimperialismo-fallimenti-russo-americani-e-la-rivoluzione-copernicana-dei-non-allineati/ ) ma, poiché con una certa efficacia Putin ha ripreso la logica dell’espansionismo ideologico sovietico trainato dalla demagogia dello “antinazismo”, o “antifascismo”, è bene ribadirlo ancora. Col patto Molotov-Ribbentrop la Russia fu più che complice della Germania nazista: fu una alleata nella logica dell’aggressione imperialista. Quell’accordo prevedeva la spartizione della Polonia e di altre regioni dell’Europa orientale: alcune sotto il regime sovietico, altre sotto quello nazista. L’accordo segreto che accompagnava il patto tra i due ministri degli Esteri russo e tedesco del ‘39, diceva: “entrambe le parti hanno discuso, in forma strettamente riservata, la questione della delimitazione delle sfere di rispettivo interesse nell’Europa orientale” (v. A. Salomoni, “Il protocollo segreto”, il Mulino, 2022, pag 10). Tali “sfere” comportavano la spartizione dei paesi baltici e della Polonia mentre la Bessarabia (grosso modo la Transnistria) restava sotto l’usbergo russo, graziosamente concessole dalla Germania nazista.

Risulta evidente che, una volta accettata la logica del reciproco intervento militare per espandere i propri territori nell’Europa dell’Est, la Germania nazista e la Russia sovietica avrebbero finito per confliggere tra loro, poiché l’impulso espansionista entro un contesto bellico molto difficilmente può essere raffrenato da accordi: prevale il sospetto di poter essere aggrediti dall’altra parte. Di qui che la Germania decise di tentare – ancora una volta, malgrado i precedenti fallimenti – di invadere la Russia.

Molotov-Ribbentrop peggio di Monaco ‘38

Se in Occidente si dà per accertato che sarebbe stato necessario non scendere a patti con Hitler nella conferenza di Monaco del ‘38, da parte russa non si è mai denunciato che fu non solo un errore, ma un atto criminale, quello di stringere un accordo con Hitler per la spartizione dei territori dell’Europa orientale. E da parte occidentale non si è mai insistito a sufficienza sul contenuto criminale di quell’accordo voluto da Stalin e Hitler e sottoscritto da Molotov e Ribbentrop.

Perché denunciare con forza il modo in cui fu raggiunto e il suo contenuto implica di riconoscere la vicinanza che sussisteva, nella struttura ideologica e statuale, tra la Germania nazista e la Russia sovietica. In pratica, il fatto che alla fine l’URSS sia stata tirata per i capelli nell’alleanza anti nazista, ha permesso che la pagina più oscura della sua storia fosse tralasciata, occultata, dimenticata.

A causa di questo fatto si tende a non guardare a quel che la Russia di Putin è diventata, o tornata a essere oggi al proprio interno: una dittatura in cui si coltiva un’ideologia ciecamente nazionalista, in cui ogni forma di dissenso è repressa, in cui la storia è scritta in funzione propagandistica e i ragazzi fin dai primi anni di scuola vengono addestrati a concepire il proprio paese come destinato a doversi difendere da aggressioni esterne portando attacchi in via preventiva allo scopo di estendere il proprio modo di vivere anche ad altri popoli.

Se la Russia di Gorbachev aveva rinunciato a queste strutture di carattere dittatoriale, la Russia di Putin è tornata ad attivarle, tra l’altro riprendendo la religione come strumento di controllo politico (cfr al riguardo “Risorge la Terza Roma. L’anima del nazionalismo russo” https://www.frontiere.info/20617/ ).

Per questo sarebbe opportuno evidenziare che se l’aggressione russa in Ucraina ha violentato il popolo di quel paese, un’altra vittima di tale guerra è stato il popolo russo, poiché il neostalinismo, peraltro già messo in moto da Putin negli anni precedenti, è giunto a completa fioritura dopo l’inizio di quel conflitto.

Il problema del regime

Ricordare che non solo l’accordo di Monaco del ‘38 favorì le mire espansionistiche di Hitler, ma anche che queste furono promosse dal nefasto patto Molotov Ribbentrop, porrebbe l’accento su quanto sarebbe auspicabile che il popolo russo si scrollasse di dosso i regimi dittatoriali dai quali è abituato a essere governato.

Tutto questo, beninteso, non vuol dire che sia auspicabile procrastinare la guerra in corso in Ucraina. Poiché in ogni caso, come dice il papa, con la guerra tutti perdono e con la pace tutti possono guadagnare – e bisogna pure tenere in conto che la parte orientale dell’Ucraina, così come la Crimea, nutre maggioritariamente sentimenti pro russi, per cui una sua annessione alla Russia o una sua trasformazione in zona neutrale-cuscinetto appare più che plausibile. Anche in considerazione del fatto che più a lungo continuerà il conflitto in Ucraina, più si inasprirà il regime putiniano all’interno della Russia.

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