Nell’immaginario collettivo l’architettura Sovietica non occupava certo un posto dignitoso.
In un’Europa che coltivava la Pop-Art, l’architettura di massa sovietica era argomentata, anche tra gli addetti ai lavori, come inumana, caratterizzata da facciate monotone, edifici pubblici in ruvido cemento, forme geometriche semplici, minimalismo e mancanza di fronzoli decorativi.
Ovviamente questa convinzione era suffragata dai fatti, ma lo sperimentalismo albergava presso l’Istituto di Ricerca Tecnico-Estetica, in fin dei conti la Russia è stata la patria dei primati stellari.
Sorse tra la letteratura dei centri progettazione statali di edilizia pubblica, chiamati “Bureau”, un’architettura poetica ispirata tra le stelle di Gagarin, un’architettura centrifuga dal classicismo staliniano che si apriva verso i territori che rivendicavano la loro libertà da Mosca.
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