di Aldo Ferrara
Senza adeguati provvedimenti, la mobilità urbana può divenire un boomerang
Si sta facendo strada, anche senza documentazione adeguata, l’idea che il trasporto pubblico sia una delle cause di maggiore diffusione della pandemia. Così la risposta a queste paure è l’automobile, scelta da oltre un italiano su due (56,7%), in quanto ritenuta il mezzo più sicuro con il quale muoversi (66,6%). Un dato significativo, che registra una crescita del 22,5% rispetto all’anno precedente. I mezzi pubblici continuano a essere utilizzati, ma solo da due italiani su cinque (il 22,5%) e solo il 2,7% si sente sereno nel farlo. Biciclette, monoruota e monopattini sono il mezzo di trasporto scelto solo dal 3,4% degli intervistati, residenti prevalentemente nelle grandi città.
I dati coincidono perfettamente con quanto verificato in Cina nella fase del primo post-Covid (1).
Dunque l’auto riemerge come mezzo primario di trasporto con l’ipotesi di un trasporto individuale per mantenere la sicurezza igienica. Una vettura, un individuo significa uno straordinario aumento della congestione. Secondo un’indagine dell’Osservatorio Mobilità e Sicurezza di Continental, un italiano su tre (32,8%) si dichiara disponibile ad acquistare un nuovo veicolo: il 20,5%, potendo scegliere, acquisterebbe un’auto ad alimentazione ibrido benzina (preferita dagli over 65), il 19,5% si orienterebbe sull’elettrico (in particolare la fascia 25-44 anni), il 17,8% vorrebbe un’auto ad alimentazione ibrida plug-in, mentre il 15,2% manterrebbe la propria scelta sul benzina (specialmente gli under 25).(2)
Ciò significa un incremento della circolazione privata che indirizzerebbe le scelte dell’auto nuova verso auto soprattutto di segmento B o al massimo C.
Auto dunque dall’abitacolo non superiore ai 2 m3 il cui ambiente confinato desta perplessità circa la sua salubrità in tema di qualità dell’aria indoor.
Cosa si respira in auto?
Il rinnovo dell’aria avviene quasi sempre (a meno di trovarsi su strade d’alta montagna) da aree o fonti inquinate. Basti pensare che le prese d’aria delle auto sono messe sulla parte davanti del veicolo e sono quindi particolarmente esposte ai gas di scarico delle automobili che ci precedono e ci affiancano. In assenza di ricambio efficace d’aria, nel giro di pochi minuti si riempie di varie sostanze nocive, come anidride carbonica (CO2), monossido di carbonio (CO), anidride solforosa (SO2), ossidi di azoto (NOx), acido solforico (HSO), benzene(C6H6) e così via (inquinanti esogeni).
A ciò si aggiunga che l’abitacolo è sede di inquinanti endogeni, prodotti dall’uomo che vi staziona, anidride carbonica nella misura di 9 litri/m’, monossido di carbonio e PM10 se vi si fuma, oltre alle sostanze derivate dal fumo passivo. Da ciò deriva la nostra particolare attenzione agli effetti che detti inquinanti possono determinare sul guidatore per il semplice fatto che essi sono altamente concentrati in un abitacolo piccolo e che il tempo di esposizione può essere più o meno lungo a seconda del tragitto compiuto e quindi della permanenza in vettura. Basti pensare che in 10’ di fumo di una sigaretta si raggiungono 250 ppm di PM10 e circa 350 nel caso di due sigarette fumate, valori che sono 5 e/o 7 volte il limite massimo fissato dalla CE per la qualità dell’aria outdoor (v. Fig. 1).
In queste condizioni sperimentali, dopo un’ora di guida ermetica, come spesso succede in inverno, il guidatore subirà un accumulo di PM10 e di Monossido di Carbonio tale da far precipitare la sua saturazione in ossigeno di circa il 5-6%. Roba da indurre il guidatore a portare l’ossimetro anche in macchina. Non fumare in auto non è un avvertenza o un consiglio, ma l’uso della sigaretta è vietato ai sensi del decreto legislativo del 12 gennaio 2016, n. 6, che ha recepito la direttiva 2014/40/UE relativa alla lavorazione, alla presentazione e alla vendita dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati. Viene esteso il divieto di fumo al conducente di autoveicoli, in sosta o in movimento, e ai passeggeri a bordo degli stessi in presenza di minori di anni diciotto e di donne in stato di gravidanza. Tuttavia esistono pochissimi casi in cui l’infrazione è contestata. Alla luce del rapporto tra Sars-Cov2 e inquinanti gassosi, sarebbe il caso di farlo valere con sanzioni ancora più rigide.
Infatti ogni misura governativa che tende alla serrata in ambiente confinato, dovrebbe tenere presente le condizioni igienico-sanitarie dei locali, luoghi o abitacoli dove il tutto si verifica. Altrimenti si corre il serio rischio di accentuare la diffusibilità del virus stesso.
Il ricambio aereo
La soluzione, approssimativa, viene spesso identificata nell’aumento della ventilazione forzata da aria esterna inquinata ma sottoposta, in inverno, a riscaldamento artificiale da parte della struttura di ventilazione dell’auto. Si tende cioè a riscaldare l’auto ma non si considera l’altro fattore fisico fondamentale per l’equilibrio dell’aria indoor: l’umidità relativa. In inverno la superficie vetrata viene appannata dalla traspirazione di quattro passeggeri in tempi rapidissimi mentre con il solo guidatore dopo una o due ore. Ciò è dovuto alla produzione polmonare di vapore acqueo a 37ø e di anidride carbonica (CO2) nella misura che va da 350 a 450 litri/ora/pro capite. Ne consegue che l’abitacolo necessita di ricambio dell’intero volume ogni ora con 1 passeggero, ogni 30 minuti con due e così via. Su di essa la climatizzazione agisce subito,riducendola del 20-30% sin dai primi 10-15 minuti di applicazione,ciò che in certi casi è una caduta verticale dell’umidità d’aria respirabile. Se da un lato se ne consiglia l’uso anche in inverno per questo motivo,è vero anche che la sottrazione di umidità deve avvenire nell’abitacolo in modo controllato perchè la ventilazione secca,utile in periodo invernale e gradevole in estate può rivelarsi potenzialmente nociva per le vie respiratorie. È noto infatti che l’aria fredda secca,irritante per le via bronchiali,evoca tosse nel soggetto sano e crisi d’asma nel bronchitico e nell’ asmatico. Fenomeno parimenti negativo si verifica al livello del naso che, vasodilatandosi, dà la sensazione di “chiusura”. In effetti anche il soggetto sano,esposto alla respirazione di aria fredda,quanto meno starnutisce (espirazione esplosiva da stimolazione nasale riflessa). La soluzione,già intravista in laboratorio,è quella umidificare l’aria fredda che si inala,quindi l’igrometro è considerato dispositivo essenziale per una corretta climatizzazione.
Esiste dunque la possibilità che l’automobilista, affetto da bronchite cronica o da asma bronchiale, attivando il climatizzatore, possa avere fenomeni di broncospasmo o comunque malessere respiratorio con notevoli rischi, specie quando le variazioni termiche sono brusche o i gradienti alti. Il freddo, ancorché secco ossia deprivato di umidità, comporta la riduzione della clearance mucociliare, quel fenomeno fisiologico che consente di trasferire all’esterno le secrezioni nasali e bronchiali che si formano in continuazione, anche nel soggetto in pieno benessere. (3)
Ci si chiede dunque se le nostre vetture siano a “conformità Post- Covid”, ossia dotate di quegli strumenti necessari ad assicurare un adeguato livello igienico, per la prevenzione attesa da infezioni e altrettanto adeguato confort respiratorio.
Pochissime auto dispongono infatti di sensori per CO2, CO e umidità relativa: Sono auto Premium o ultraPremium, tipo Bentley, ovviamente riservate a una ristrettissima fascia.
Come noto uno dei fattori di rischio della pandemia e della diffusione del SARS-Cov2 è l’inquinamento atmosferico e il particolato a elevate concentrazione come avvenuto nella pianura padana nel febbraio u.s.4 Dunque un circuito chiuso e vizioso nel quale per difenderci dal virus ci rintaniamo in un’aria confinata e inquinata che consentirebbe invece al virus di propagare a dismisura.
Note:
- Impact of Coronavirus to new car purchase in China. Ipsos, marzo 2020
- https://www.motorbox.com/auto/magazine/lifestyle-auto/auto-mobilita-italia-post-covid-indagine-continental
- Fisiologia clinica alla guida, a cura di A. Ferrara, Piccin, 2015
- Target Polmone! A cura di A.Ferrara con G. Tarro e L.Sisti, SEU-Roma ed., 2020