La pregevole iniziativa“Chiamata alle Arti” manifesta l’intenzione di contrastare il terrorismo urbano non solo con gessetti colorati o con propositi astratti da perbenisti radical chic, ma con concrete proposte di riorganizzare gli spazi della comunità, eliminando il senso di accerchiamento che a volte attanaglia le comunità: quell’angoscia di sentirsi come in uno stato di guerra che provoca insicurezza. L’iniziativa ruota attorno a un duplice messaggio, rivolto da un lato alle comunità da tutelare, dall’altro, e soprattutto, ai potenziali o reali “terroristi” e, a fronte delle ideologie criminali e nichiliste, propone la bellezza quale pilastro fondamentale su cui reggere un mondo libero da angosce e minacce.
Dal tempo della tragedia delle Torri Gemelle, per quanto spesso in modo non conclamato, i progettisti di grandi complessi aperti al pubblico, tendono quasi per necessità a inserire nei loro progetti accorgimenti, spesso non evidenti, intesi a limitare i danni in caso di attacco terroristico.
I progetti della “Chiamata alle Arti” mostrano una forte carica emotiva e creativa e sviluppano spunti/punti che nel complesso si rivolgono a condizioni urbane organizzate in modi maturi e di alta qualità. Offrono l’occasione per molteplici riflessioni, ma anzitutto sembrano indicare che laddove si riscontrino lacune progettuali, queste siano da addebitarsi non ai creativi o agli ideatori, ma ai centri decisionali o ai comitati responsabili della sicurezza urbana, cioè a coloro che elaborano strategie di sicurezza urbana e indicano i requisiti dei progetti.
Negli Stati Uniti ormai da tempo è consueto indicare come requisito progettuale che nei luoghi pubblici si pongano barriere che fungano da ostacolo per eventuali attentatori, ma tenendo conto che le barriere ostacolano anche l’eventuale evacuazione; i progetti pertanto sono chiamati a misurarsi con la “flessibilità operativa” del terrorismo, che si è dimostrato capace di trasformare anche il più semplice oggetto in “arma del terrore”, e a fare i conti anche col corredo emulativo fatto di falsi allarmi in grado di seminare il terrore con conseguenze disastrose: come insegna quanto avvenuto per esempio a Torino nel giugno del 2017, quando alcuni boati provocarono il panico e un conseguente fuggi fuggi, con centinaia di feriti.
Michele Giuliani
I 52 progetti della “Chiamata alle Arti” presentati in mostra a Firenze.
La creatività contro il terrorismo. Dopo il successo di#Florencecalling promossa a Firenze dal Sindaco Nardella a partire dall’idea di Stefano Boeri, nasce l’asse Firenze-Parigi.
I 52 progetti arrivati al Comune di Firenze per la Chiamata alle Arti #Florencecalling, l’avviso pubblico lanciato nell’estate 2017 per trasformare in arredo urbano le barriere antiterrorismo in città, sono stati esposti venerdì 26 gennaio in una mostra nel Refettorio del complesso di Santa Maria Novella. La creatività contro il terrore, questo il leitmotiv della giornata e del progetto.
L’inaugurazione della mostra si è svolta alla presenza del sindaco di Firenze Dario Nardella, del vice sindaco di Parigi e assessore all’urbanistica e architettura Jean Louis Missika e dell’architetto Stefano Boeri, che ha lanciato l’idea di coinvolgere la creatività nella progettazione di dispositivi innovativi di protezione degli spazi pubblici.
La presenza di Missika, uno degli esponenti politici più attivi e attenti al nodo tra urbanistica e tutela della sicurezza, ha siglato la nascita di un asse Firenze-Parigi sui temi della difesa delle città.
Nata con l’obiettivo di trasformare la necessità di maggiore sicurezza in un’occasione diabbellimento delle nostre città, #Florencecalling ha raccolto 52 proposte provenienti da tutto il mondo. All’appello rivolto ad aziende, scuole, progettisti, creativi e studiprofessionali, hanno risposto cittadini italiani e internazionali con una vasta gamma di idee – alberi, panchine, grandi vasi, sculture, installazioni, luci… – alternative ai blocchi di cemento che solitamente si utilizzano per la sicurezza dei luoghi pubblici. “La varietà e la qualità delle soluzioni proposte – ha detto Stefano Boeri – conferma quanto sia importante grazie alla creatività di architetti, artisti, artigiani, imprese, fare di necessità virtù, evitando di trasformare in luoghi militarizzati le nostre piazze più belle”.
Una nota stampa dell’Amministrazione fiorentina sottolinea che la Chiamata alle Arti e la mostra dimostrano che Firenze è una città che si confronta in maniera aperta con il mondo dei creativi e dei progettisti e che è sempre disponibile a valutare ed accoglierenuove proposte, mantenendo titolarità e copyright agli autori, innescando nel contempoun dibattito propositivo e utile al futuro posizionamento delle barriere artistiche antisfondamento, e fornendo suggerimenti utili ad altre città.
Boeri conclude congratulandosi per i risultati della call: “Il successo della consultazione dato dalle numerose proposte ricevute in questi mesi è sinonimo della volontà di nonarrendersi alla paura, ma di volerla combattere con la bellezza e la creatività.
L’architettura messa al servizio di tutti diventa esempio di vittoria per la collettività erinascita urbanistica all’insegna dell’estetica e della necessità di protezione.”
Ufficio stampa #Florencecalling
Di seguito alcuni dei progetti esposti a Firenze.