La città è dei cittadini, politiche urbane tra pianificazione e contrattazione. La città, prima di qualsiasi considerazione urbanistica è un insieme di uomini, di donne, di cose fuori e dentro le loro case, eppure questa apparente ovvietà spesso non è recepita da coloro che ne progettano la trasformazione. Ma la trasformazione del territorio e della città è anche definibile non solo come evento di pianificazione, ma anche come fenomeno di progettazione, di Architettura.
Il rapporto tra Architettura e Urbanistica è forse uno dei temi più complessi e sofferti dagli addetti ai lavori: in che termini si pongono l’una rispetto all’altra? Quale è il rapporto di scalarità che le sottende? Hanno campi diversi di applicazione o entrambe sviluppano in parallelo temi comuni? E se vi è, come sembra ovvio, un medesimo campo di applicazione, perché spesso sembrano non integrarsi come sarebbe lecito aspettarsi?
In questa dicotomia tra la realizzazione dei manufatti che compongono la città (Architettura) e le regole che la sottendono (Urbanistica), si è spesso creata una frattura, tutta moderna, tra il progetto della singola Unità edilizia e il progetto dell’Unitarietà urbana, che il mondo premoderno non sembrava conoscere.
La crisi della città è la crisi dell’abitare. Nell’era della globalizzazione, la velocità di trasformazione della città è la velocità dello spazio dei flussi delle reti virtuali che, attraversando il globo, si radicano nello spazio fisico, strutturandolo e destrutturandolo continuamente, in due logiche antagoniste e sinergiche, in cui si manifesta il confronto anche tra locale e globale. ll riconoscimento di tale fallimento urbanistico emerge nel riscontrare che nuove energie locali insorgono e, opponendosi all’omologazione dei processi di globalizzazione, possono riorganizzare nuovi modi dell’abitare sulla ritrovata memoria genetica dei luoghi.
La città antica presenta una visione unitaria che non si disperde ma anzi si rafforza negli episodi puntuali delle piazze, degli edifici pubblici, delle cattedrali; se la vita moderna ci ha posto nuove esigenze e nuove dimensioni dell’abitare, forse ci manca di ritrovare il punto di incontro tra le regole virtuose di trasformazione e la soddisfazione dei bisogni traducibile in buona Architettura.
Nell’era attuale della demonizzazione del “consumo di suolo” usato come un banale slogan da urlare ai comizi della politica, forse necessitiamo di un bisogno di ritrovare la dimensione dell’Architettura come un’arte di vitruviana memoria: firmitas, utilitas e venustas sono ancora le esigenze vive e fondamentali dell’ambiente antropizzato.
Come sempre, la storia e le sue testimonianze ci illustrano i motivi del presente e le possibili risposte per il futuro: l’esempio di una città come Siena e del suo territorio, né l’uno né l’altro frutto del caos della natura ma bensì figli della fatica e soprattutto delle capacità costruttive dell’uomo in relazione al luogo, è da analizzare e studiare.
Così come ricordarci di come siano nati i primi piani urbanistici, la loro derivazione da Piani di Ornato e di Decoro ci aiuta a comprendere come non sempre gli strumenti della pianificazione siano stati una mera retinatura per dare plusvalore ai suoli agricoli, ma abbiano invece tentato di declinare regole e modelli per perseguire il Bello e l’Utile.
E se questo è vero, ecco che si azzera la dicotomia di cui prima, e si collimano le divergenze tra pianificazione e costruzione, tra Architettura e Urbanistica, entrambe implicate, a scale diverse e con mezzi diversi, nella creazione dello spazio della città.
In tempi di crisi, quando i temi della città, del territorio e del paesaggio sembrano drammaticamente assenti dall’agenda pubblica, l’urbanistica si presenta sempre più spesso come un campo articolato di pratiche e di saperi, nel quale una varietà di prospettive, di approcci tende progressivamente a differenziarsi e specializzarsi dentro esperienze innumerevoli e apparentemente irriducibili.
Il convegno si pone l’obiettivo generale di delineare e discutere la specificità di approcci plurimi, che si confrontano entro diverse prospettive, con alcune questioni pertinenti e rilevanti per la cura della città e per il fare urbanistica ed architettura oggi, nel pensiero e nelle parole dei contributi dei singoli saperi richiamati nel dipanarsi della trattazione degli specifici apporti culturali multidisciplinari apportati.
Pertanto gli obiettivi formativi di questo corso cercheranno di indagare sulle tematiche appena esposte, tentando di dare risposte e metodi per far sì che non esista un’architettura senza Urbanistica né un’Urbanistica senza architettura.