I #BRICS aprono un nuovo ordine economico mondiale?

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Dilma Rousseff annuncia una Banca Mondiale per lo Sviluppo fondata da Brasile Russia India Cina e Sudafrica. Al centro della sua politica di investimento di saranno i progetti infrastrutturali dei Paesi coinvolti.

Di P. Lumumba

Una notizia piccola piccola. Cui in Italia nessuno sembra aver dato molta attenzione, troppo presi con le solite beghe interne e con il debito pubblico in contintuo aumento. Ma il 15 luglio i BRICS, Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, quelle che erano le “economie” emergenti una decina di anni fa, hanno annunciato di aver dato vita a una Banca mondiale per lo sviluppo. Scopo di tale nuovo istituto sarà di finanziare progetti infrastrutturali nei Paesi fondatori, ma le finalità potranno estendersi al finanziamento di altre opere significative per le economie dei paesi in via di sviluppo. La nuova banca internazionale è stata costituita sulla base di un accordo firmato dai cinque ministri dell’economia dei Paesi coinvolti, accordo chiamato CRA (Contingency Reserve Agreement). Di questo accordo, che si è andato preparando da alcuni mesi a questa parte, occorre anzitutto sottolineare che segna il primo importante passo mosso verso un nuovo ordine economico mondiale. Con questo intendendo l’idea di prospettare nuovi schemi nei rapporti tra i Paesi, rispetto a quelli che dal 1946 in poi sono stati prevalentemente influenzati dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale e dal GATT (accordo generale sulle tariffe e sul commercio). FMI e Manca Mondiale emersero dagli accordi di Bretton Woods che presero forma a partire dal 1944, volti alla stabilizzazione dei commerci tra i Paesi, tramite un “gold exchange standard” (il sistema monetario mondiale avrebbe adottato il dollaro come valuta di scambio e questo sarebbe stato vincolato a un rapporto di cambio fisso con l’oro). Lo scopo era impedire che si costituisse un volume di moneta flottante eccessivamente elevato e svincolato dai flussi di beni reali. Gli accordi di Bretton Woods sorsero sulla spinta combinata della crisi del ’29 e della seconda guerra mondiale. Mente si ergevano a baluardo del libero mercato nel mondo, intendevano favorire anche lo sviluppo dei paesi svantaggiati, e la stabilità nei mercati. In pratica si intendeva evitare che ancora emergessero condizioni di sregolatezza che permettessero la speculazione incontrollata e slegata da investimenti di lungo termine. Il sistema di Bretton Woods, com’è noto, è crollato a seguito del fatto che gli USA, non vincolati a non creare masse monetarie in eccesso che danneggassero il ruolo internazionale del dollaro, ricorsero proprio alla “stampa” di volumi monetari molto grandi a seguito delle spese che si trovarono ad affrontare con l’insensata guerra del Vietnam. Questo portò alla decisione del Presidente Richard Nixon, di scollegare il dollaro dalla base aurea, annunciata il 15 agosto 1971. Se non fosse ricorso a questa risoluzione, in breve le riserve auree statunitensi sarebbero state vanificate a fronte di una richiesta di cambi con l’enorme massa di dollari che a quel punto stava circolando nel mondo. Ma la Banca Mondiale e FMI continuarono, e continuano tutt’ora a dettare legge in quei Paesi che per i motivi più diversi si trovano ad essere indebitati. Seguendo strategie economiche sempre eguali, bastate sull’ortodossia monetaria, e sulla politica dell’austerità che colpisce le capacità produttive dei Paesi. La decisione attuale dei BRICS è il primo gesto politico che si contrappone alla logica del FMI e della Banca Mondiale, logica che ha visto queste istituzioni finanziarie agire come “candi da guardia” del capitalismo occidentale, ovvero angloamericano, in tutti questi decenni. Il fatto che i BRICS costituiscano assieme un peso economico tale da potersi contrapporre a quello del mondo angloamericano è ovviamente la ragione che sta alla base della decisione attuale. La nuova Banca per lo sviluppo avrà una dotazione nominale iniziale di 100 miliardi di dollari, dei quali 41 provenienti dalla Cina, 18 dalla Russia, 18 dal Brasile e 18 dall’India, 5 dal Sudafrica. Di questi, 50 miliardi saranno subito interamente versati. La dotazione apportata da questi diversi paesi è di per sé un indice della gerarchia del potere economico esistente in questa parte del mondo che fino a pochi decenni fa è rimasta al margine del potere economico. Il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha annunciato che la sede della Banca mondiale di sviluppo sarà Shanghai, il suo direttore sarà brasiliano, il suo presidente sarà indiano e il Sudafrica ospiterà una sede regionale. Naturalmente una parte preponderante avrà la Russia, che presumibilmente userà questo istituto per finanziare il progetto di “canale di sviluppo transeuropeo”. Dalla fine della seconda guerra mondiale, questo è probabilmente il più importante cambiamento mai avvenuto nel mondo. Potrebbe generare una virtuosa competizione per gli investimenti a lungo termine per autentiche operazioni di crescita infrastrutturale. La congerie oggi dominante delle banche e degli istituti finanziari che operano secondo la logica degli investimenti “pirata” “mordi e fuggi” troverebbe per la prima volta un serio concorrente. Ma siamo solo all’inizio, bisognerà vedere che cosa accadrà realmente…

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