http://foreignpolicy.com/2016/08/01/u-n-to-probe-whether-iconic-secretary-general-was-assassinated/ ) ripresa da Il Post del 4 agosto 2016. [caption id="attachment_7262" align="alignnone" width="2498"] Dag Hammarskjöld nel suo ufficio nel Palazzo di Vetro.[/caption] Si era proprio agli inizi della formazione dell’ONU. E Hammarskjöld, economista di formazione e personalmente “non politicamente allineato”, contribuì notevolmente alla sua strutturazione, a partire dal primo dispiegamento militare della United Nations Emergency Force che intervenne quale corpo di pace nella crisi di Suez del 1956. Nel 1957 a Hammerskjöld fu attribuito il premio Nobel per la pace.
Il contesto entro il quale avvenne la sua morte era la decolonizzazione dell’Africa, in particolare del Congo. All’epoca entro il Congo la provincia del Katanga, ricca di uranio, si agitava per rendersi indipendente dal resto del Paese che a sua volta giusto un anno prima aveva raggiunto l’indipendenza dal Belgio. Il problema a quel punto diveniva il controllo dei rifornimenti di materie prime, tra queste l’uranio che aveva un ovvio valore strategico.
[caption id="attachment_7261" align="alignnone" width="304"] Patrice Lumumba[/caption]Il presidente del Congo indipendente era allora Patrice Lumumba, e il presidente del Katanga che aspirava alla secessione era Moise Ciombe. Il primo fu assassinato in Katanga nel gennaio del 1961, dopo essere stato deposto da un golpe, sotto gli occhi del secondo, che successivamente divenne presidente del Congo sinché non fu a sua volta deposto dopo essere stato condannato per l’assassinio di Lumumba.
Le tensioni e gli scontri che avvenivano in Congo all’epoca, oltre che nell’ambito della decolonizzazione (la potenza coloniale belga sosteneva il Katanga indipendente di Ciombè contro il Congo di Lumumba) sono da inquadrarsi nel contesto della dinamica della guerra fredda. Di Lumumba si dice che avesse simpatie comuniste (era cristiano per formazione e aspirava a un’autentica indipendenza del proprio Paese), ma certamente Ciombe era legato a doppio filo al colonialismo belga.
Fatto sta che Hammarskjöld decise di inviare i caschi blu in Congo per cercare di sopire il conflitto interno col Katanga, e la sua decisione fu criticata dall’Unione Sovietica – che invece a prima vista avrebbe dovuto sostenerla, se veramente avesse sostenuto l’opera di Patrice Lumumba. Mentre si riaprono per l’ennesima volta le indagini per accertare le modalità dell’assassinio di Hammarskjöld, preme evidenziare un fatto che risulta di meridiana chiarezza. Egli era un uomo di pace, attivamente votato a perseguire l’intesa tra i popoli e i governi, e il dialogo tra le religioni. [caption id="attachment_7263" align="alignnone" width="326"] La cappella della meditazione nel Palazzo di Vetro.[/caption]Non a caso tra i passi rilevanti da lui intrapresi nella strutturazione dell’ONU, si annovera il fatto che personalmente all’inizio del suo mandato nel 1953 decise e seguì passo passo la realizzazione nel Palazzo di Vetro di un luogo di silenzio e di preghiera ove chiunque, a qualsiasi religione appartenesse, potesse appartarsi per meditare. Un luogo che ponesse il singolo individuo di fronte alla propria coscienza, al di fuori degli schieramenti di parte e delle strutture di pensiero precostituite.
Si può dire che Hammarskjöld sia l’esempio più evidente di quel che l’ONU dovrebbe essere: al di sopra delle parti, qualunque esse siano, votato alla difesa dei diritti fondamentali di ogni singolo essere umano. [caption id="attachment_7265" align="alignnone" width="208"] Francobolli commemorativi emessi da Ciad e Sierra Leone.[/caption]Così che i rapporti tra gli Stati Nazione siano improntati anzitutto al reciproco rispetto nel nome di una verità riconosciuta superiore agli interessi di ogni singola comunità.
Qualcosa che oggi cerchiamo di tracciare e sostanziare nel volume di recente pubblicazione “Lo Stato nazione. Evoluzione e globalizzazioni” (http://www.frontiere.eu/lostatonazione/ ed. Domus Europa, 2016).(LS)
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