Cum-ex: magistratura disarmata di fronte alle frodi made in Germany

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Screenshot dal sito web dell'organizzazione Finanzwende.de con l'annuncio che l'ex procuratrice capo di Colonia, Anne Brorhilker, diventa direttrice del movimento cittadino nato come "contrappeso alla lobby finanziaria, per mercati finanziari equi, stabili e sostenibili".

Chapeau ad Anne Brorhilker, il pubblico ministero di Colonia, che per anni è stata l’investigatore capo per le indagini legali sulle frodi fiscali cosiddette cum-ex, per aver annunciato che lascerà la magistratura per l’inattività politica dei governi tedeschi in merito. La truffa consisteva nel farsi rimborsare dai governi tasse mai pagate. Si teme continui ancora in modi più subdoli.

Il metodo di base è semplice: vendere a un compratore estero, tramite banca, azioni quotate in borsa e prossime al pagamento dei dividendi, a volte basta l’opzione di acquisto che in molti paesi europei è interpretata dal fisco come proprietà a tutti gli effetti; dopo di che i soggetti residenti all’estero, agevolati dalla legge, chiedono il rimborso delle tasse mai versate; il “bottino” a spese del fisco viene poi suddiviso tra i vari attori coinvolti, tra cui azionisti, complici esteri, numerose banche e importanti studi legali e fiscali. In Italia, per esempio, la tassa sui dividendi azionari è del 26%, più o meno come quella tedesca.

Come per i derivati finanziari speculativi, anche della frode cum-ex sono state sperimentate altre versioni più elaborate e aggressive.

Si tratta di uno dei più grandi scandali fiscali della storia. Si è parlato di almeno 150 miliardi di euro a livello internazionale, di cui oltre 55 in Europa. Si stima che la frode abbia avuto il suo periodo di punta dal 2006 al 2011. Che anche l’Italia sia coinvolta non sorprende, visto il nostro livello di evasione ed elusione fiscale, ma che la Germania lo sia per parecchie decine di miliardi potrebbe essere per molti una sorpresa, uno choc.  Si teme che l’ammontare totale possa essere di gran lunga maggiore.

La macchina truffaldina era operativa almeno dal 2002. Sembra che inizialmente fosse gestita da manager dalla sempre critica Germania per poi allargarsi al resto dell’Europa e a livello internazionale. Gli ideatori avrebbero agito con la complicità di quasi tutte le grandi banche del loro paese. La politica tedesca sarebbe stata coinvolta almeno attraverso peccaminosi assensi e silenzi, tanto che molti governi europei sarebbero stati informati dei giochi sporchi soltanto nel 2015

In Italia la truffa, stranamente, ha avuto un effetto limitato per due ragioni. La prima è stata l’indagine “easy credit” condotta dalla procura di Pescara nel 2007 che aveva indicato il coinvolgimento di grandi gruppi bancari, quali Goldman Sachs, Merryl Lynch, Bnp Paribas, e alcuni fondi pensione inglesi e americani costringendo i partecipanti a restituire i rimborsi delle tasse per archiviare il caso. In secondo luogo, i rimborsi del nostro fisco non sono automatici, anzi spesso richiedono molti anni. Ecco un caso, forse l’unico, dove le lungaggini burocratiche hanno dato una mano…

La truffa, già conosciuta e indagata in alcune procure europee, venne alla luce in modo esplosivo nel 2018 attraverso una documentata indagine congiunta di parecchie testate giornalistiche con grande risalto mediatico. È difficile trovare una banca non coinvolta, o almeno qualche suo manager corrotto.

La Brorhilker ha così giustificato le ragioni della sua decisione di lasciare le indagini: “Sono sempre stata una procuratrice con cuore e anima, soprattutto nel campo della criminalità economica, ma non sono per nulla soddisfatta del modo in cui viene perseguita la criminalità finanziaria in Germania”. “Spesso si tratta di autori di reati con molti soldi e buoni contatti, che si scontrano con un sistema giudiziario debole”, ha affermato.

Inoltre, gli imputati potrebbero, come spesso accade, comprare la via d’uscita dal procedimento legale se, ad esempio, esso venisse archiviato in cambio di una multa. “Quindi, i piccoli vengono impiccati, i grandi sono lasciati andare”, ha detto con amarezza la magistrata.

Undici anni dopo la scoperta dei primi casi cum-ex, i politici tedeschi non hanno ancora reagito adeguatamente. Il furto fiscale non si è fermato; ci sono modelli successori della frode cum-ex. Vi è la mancanza di controlli su ciò che accade nelle banche e sui mercati azionari. Ciò ha portato il più importante investigatore tedesco a lasciare la magistratura, a lasciare il dipartimento principale per le indagini cum-ex in Germania, creato nel 2012 appositamente a questo scopo presso la procura di Colonia. Con i suoi colleghi stava indagando su oltre 1.700 sospetti. Adesso intende operare con il movimento dei cittadini per la transizione finanziaria, Finanzwende, un’associazione della società civile.

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