Parafrasando un film del 2007, dei fratelli Joel ed Ethan Coen, si potrebbe affermare che il mondo di oggi non è un Paese per nani anche se, purtroppo, non si vedono giganti all’orizzonte. In effetti, si ha l’impressione di vivere una fase della storia in cui gli eventi e i cambiamenti epocali sembrano accelerare e, mai come ora, sarebbe necessaria la presenza di statisti lungimiranti in grado di affrontare gli enormi problemi che la pandemia sta ponendo a tutto il mondo. Salvatore Santangelo, giornalista e docente universitario, ricostruisce in un saggio denso e conciso gli scenari contemporanei e formula alcune proposte per il futuro.
Modelli a confronto
Il saggio prende rapidamente in considerazione, tra le altre cose, le strategie di alcuni Paesi che hanno finora rappresentato un modello di successo come Israele “in cui si amalgamano perfettamente peculiari caratteri nazionali, un solido sistema universitario, ma soprattutto, per quanto riguarda il nostro ragionamento, una riuscita politica industriale, una continua interazione tra il mondo civile e quello militare e un caratteristico ruolo del decisore pubblico”. Secondo l’autore, un altro caso esemplare è rappresentato dalla Corea del Sud che, nonostante la vicinanza con l’epicentro della pandemia, ha saputo gestire meglio la situazione, grazie ad un perfetto “mix di innovazione tecnologica e disciplina sociale che da molti viene evocato come un vero e proprio modello da emulare”.
Il dati della tumultuosa crescita economica coreana richiamano gli sviluppi simili dell’ormai dimenticato “miracolo economico italiano” a cui abbiamo di fatto rinunciato, perché una profonda mutazione socio-antropologica ha condotto alla scomparsa di quella generazione che, con orgoglio e abnegazione, montava gru, ponti sospesi e realizzava impianti petroliferi. Santangelo nota come l’Italia, afflitta strategicamente dalla denatalità e dalla conseguente crisi demografica, presenta anche notevoli debolezze come la drammatica inadeguatezza della classe politica, un sistema giudiziario inefficace e farraginoso ma, soprattutto, un sistema scolastico che non è in grado di forgiare una classe dirigente adeguata e moderna. Questo aspetto è comprovato da uno studio dell’Ocse, pubblicato dal Financial Times, che certifica la grave carenza di competenze per affrontare le trasformazioni produttive della forza lavoro e colloca l’Italia all’ultimo posto di questa non invidiabile classifica.
Le agili dimensioni del saggio non consentono un’analisi approfondita dei mali storici del Bel Paese, che viene preso in considerazione come singola entità nazionale, piuttosto che come parte attiva dell’Unione Europea. Ma sicuramente le conclusioni colgono bene la questione fondamentale quando sostengono che, nell’affrontare la crisi, “vincerà chi riuscirà a massimizzare l’investimento sul capitale umano, la promozione dell’impresa attraverso la creazione di una base industriale nuova, più moderna e competitiva, e infine la trasformazione del vecchio Stato sociale in una nuova rete di solidarietà, diffusa nella società e incentrata sui reali bisogni dei cittadini oltre che sul loro diritto di scelta”.
di Galliano Maria Speri
Salvatore Santangelo
Geopandemia. Decifrare e rappresentare il caos
Castelvecchi, pp. 64, € 12,50