Elezioni in Turchia. Politica nuova o soluzione gattopardesca?

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Erdogan al centro, con Putin e Berlusconi nel novembre 2005. Foto di Kremlin.ru, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5844950

di Aldo Ferrara

Sembrano appartenere solo alla cronaca politica i resoconti sulle elezioni in Turchia che vedono Recip Erdogan, incontrastato erede degli ultimi epigonici Sultani, costretto al ballottaggio. Ma in vero è in gioco la geopolitica del Mediterraneo.

Le due domande che arrivano sono 1. Che ruolo ha giocato Erdogan negli ultimi anni? 2 In caso di mancata elezione, la geopolitica del Mediterraneo è destinata a cambiare?

Il ruolo della Turchia di Erdogan giocato nel Mediterraneo nasce da una stretta cooperazione con Putin I (inteso nella prima maniera, nel periodo 2002-2011), Gheddafi e Berlusconi. Ruolo tutto proiettato verso la costruzione del Corridoio Petro-politico del Mediterraneo. Nel luglio 2016, chi scrive argomentava nel modo seguente circa il Golpe ( vero o presunto) che era stato stroncato in Turchia.

1- Appare di tutta evidenza che nella dinamica del fallimento del Golpe in Turchia hanno giocato fattori più esterni che interni:

 a) La Turchia è terreno di violento scontro tra USA e exURSS. Non c’è solo Assad a dividerli ma i tragitti delle pipelines. Lo stesso meccanismo che tenne l’Europa in bilico per la posizione antirussa dell’Ucraina;

 b) È evidente che qualcuno ha fatto pendere la bilancia dalla parte di Erdogan. Presto per dirlo, ma Kerry, Segretario Stato USA , il 15 (luglio data del fallito golpe) era a Mosca.

 c) L’instabilità della Turchia non conviene ai produttori, estrattori e trasportatori di greggio. TAP (Trans Adriatic Pipeline) e Nabucco (per quel che ne resta) passano da quelle parti. Nessuno vuole che una Turchia, instabile politicamente, si metta a giocare con i rubinetti di petrolio.

 d) Sarebbe ora che apparisse in tutta la sua dimensione geopolitica il ruolo delle pipelines che dall’Eurasia trasportano greggio e gas. È in quest’ottica che andrebbero viste le cause  che hanno determinato le guerre mediorientali degli ultimi decenni, ivi comprese la Prima e Seconda Guerra del Golfo.

 e) Due aree instabili in quello scacchiere (Ucraina e Turchia) con una Grecia sempre pronta al Grexit, Cipro sede di Banche di copertura del “mondo degli affari” ex sovietico e neoparadiso fiscale, significa accendere la miccia più letale di 10 conflitti israelo-palestinesi.

 f) Questo golpe, che sembra più finto che reale,ricorda quello della notte dell’Immacolata del 1970 quando fallì un presunto Golpe Borghese. Di presunto lì c’era solo il ruolo del Com. Borghese, il golpe era tutto in una parte poco sana della classe dirigente italiana fermata all’ultimo minuto. Italia instabile non conveniva allo scacchiere mondiale diviso in due metà. Yalta era troppo pressante e vicina temporalmente.

 g) Oggi Yalta c’è sempre nelle vesti di accordi sotterranei che indicano con assoluta precisione la distribuzione quasi cencelliana delle quote di Greggio e Gas da distribuire. E’ un contesto che viene messo sotto il tappeto da molti analisti. Solo pochi, come Matteo Cazzulani esperto conoscitore del mondo ex sovietico, pongono come prioritario il ruolo del fattore G nel determinismo di questi eventi.

 h) Il ruolo della Russia putiniana nella genesi di questi eventi si palesa con tutta evidenza e indica nelle forniture di gas un elemento primario di contrattazione con l’Europa merkeliana, mettendo in prima istanza in grave difficoltà economica i Paesi dell’Intermarium (Paesi Baltici, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Montenegro) e stringendoli nella morsa del ricatto o freddo o gas. Ne “lavocearancione”, blog di Matteo Cazzulani, questi scrive il 24 gennaio 2016 ….”il prezzo del gas che l’Ucraina importa dalla Germania attraverso i gasdotti della Slovacchia, e presto anche della Polonia, ammonta a 190 dollari per mille metri cubi: molto di meno rispetto alla bolletta di 212 dollari per mille metri cubi che il monopolista statale russo del gas Gazprom ha imposto alla compagnia energetica nazionale ucraina Naftohaz.”

 i) Se a Nord Gazprom non ha problemi, questi li trova nelle pipelines del Sud, con la concorrenza del Nabucco che era contrastato dal South Stream. Venuto meno questo, le problematiche territoriali, suscitate da Ucraina prima e Turchia dopo, hanno imposto una politica da concertare insieme a USA, visto il ruolo della Turchia come Paese Nato.

 j) È dunque evidente che il golpe turco non poteva avere successo e magari è stato un finto golpe per un regolamento interno a tutto vantaggio di Erdogan.

 k)La Mediterranean Challenge prevedeva fino al 2010 la partita ( tresette più che scacchi) tra Gheddafi, Berlusconi, Putin, Erdogan. Nel 2011 vengono meno per motivazioni differenti i primi due. La partita adesso è tra Putin e Erdogan. Ora subito prima che intervenga il nuovo Presidente USA. Ora o mai più. Posta in gioco: la fornitura a vita di greggio kazako e gas azero.

2- A questo punto non solo è chiaro il ruolo della Turchia nello scacchiere ma anche forse alcune delle cause che hanno portato la guerra nel Nord Curdo dell’Iraq.[1]

Secondo quesito: se dovesse tramontare Erdogan, il ruolo della Turchia nel Mare Nostrum cambierebbe?

L’arrivo sulla scena politica di Kemal Kiliçdaroğlu, l’economista ultrasettantenne avversario di Erdogan dal 2010, non si può salutare, salvo sconvolgimenti non previsti, come fonte di cambiamento degli scenari geopolitici nel Mediterraneo. Innanzitutto per i condizionamenti interni. La coalizione, eventualmente vittoriosa al ballottaggio prossimo, è composita al tal punto da non lasciare intravedere quella stabilità politica che la Turchia aveva comunque acquisito con Erdogan. La coalizione eventualmente vincente, Alleanza della Nazione (Millet İttifakı) si basa su un progetto neo-socialdemocratico cui hanno aderito sei partiti, il cosiddetto Tavolo dei Sei. Con il Chp[2] di Kiliçdaroğlu, sono presenti il nazionalista Partito Buono (İYİ Parti), guidato da Meral Akşener, e altri quattro partiti, il Partito Democratico (DP), il filo-islamista Partito della Felicità (SP) e due propaggini del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), i partiti Futuro (GP) e DEVA. Di importanza programmatica è l’impegno a creare una democrazia libertaria, partecipativa e pluralista, indicando come prioritaria la svolta democratica e di difesa dei diritti civili. Ciò comporterebbe una revisione della Costituzione per l’inserimento di riforme sull’indipendenza della magistratura, la difesa e il rispetto dei Trattati internazionali e quindi maggiori vincoli di tutela dei diritti della persona. Programmi ambiziosi in una traccia di discontinuità ma affidati ad una coalizione che potrebbe venire meno al primo ostacolo.[3]

Se la coalizione sarà impegnata in questo fronte interno, difficile da sviluppare ma tuttavia prioritario, per il resto, il neo-kemalismo cui fa riferimento la politica di Kiliçdaroğlu, offrirà all’Europa una sponda sovranista. Per motivi di politica interna, potrà fare la differenza nei confronti del popolo curdo ma bisognerà attendere per verificare se i rapporti con la Siria di Assad con il quale il nuovo governo turco dovrà decidere il futuro dei rifugiati siriani, potranno essere modificati. Quanto ai condizionamenti esterni, l’ingresso nella UE resta come target dichiarato ma potrebbero giocare condizionamenti NATO da parte degli USA così come vanno rimodulati i rapporti con la Russia sia per i rispettivi interessi geopolitici nel Mediterraneo sia per la presenza turca nello scacchiere nord-africano.

In poche parole, nulla cambierebbe e il ruolo della Turchia resterebbe di guardiano armato del Mare Nostrum, destino cui non può ormai sfuggire, qualunque sia il milite politico che lo debba attuare.

NOTE:

[1] Ferrara A.Il fattore G nella dinamica del golpe turco fallito. StatiGenerali.com, 22 luglio 2016

[2] Cumhuriyet Halk Partisi, Partito Popolare Repubblicano

[3] Fazıla Mat. Turchia elezioni: una nuova opportunità per l’opposizione. Osservatorio Balcani e Caucaso. 12.05.2023

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