Una visione biografica per promuovere la città dei nostri giorni

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di Olimpia Niglio*

Il tema di questo contributo nasce nell’ambito della programmazione di un corso di specializzazione sui centri storici presso l’Universidad Nacional Autonoma de México, Facoltà di Architettura, la cui conferenza magistrale ha inteso sviluppare la questione della “biografia urbana”. L’interrogativo biografico è nato dalla necessità di fornire degli strumenti di lettura in grado di aiutare giovani studiosi ad intendere gli aspetti evolutivi della struttura urbana dalle origini alla contemporaneità e pertanto di definire dei criteri di lettura e dei metodi di analisi fondamentali a supportare futuri progetti. Analizzare l’evoluzione di una struttura urbana è come riscrivere la storia di un individuo e quindi una biografia dove si intersecano molte vicende e metamorfosi.

Analizzare la città dal punto di vista biografico significa saper leggere e interpretare le trasformazioni e i suoi processi “metabolici” per mettere in relazione la ricerca con il progetto all’interno di un processo sinergico.

Il termine biografia deriva dal greco βιογραϕία, parola composta da βίος che indica la vita e da γραϕία che designa la grafia, ossia la rappresentazione delle parole o di un testo. La biografia sta quindi a significare una narrazione scritta della vita di un individuo, finalizzata a raccontare vicende ed avvenimenti che hanno caratterizzato in parte o in tutto il ciclo vitale di tale persona (Treccani, voce)

Lo sviluppo della biografia ha avuto origini nel contesto greco-ellenico per poi trovare ampi riscontri anche nella cultura romana al fine di narrare le vicende di illustri personaggi e politici, per poi ricevere nuovi impulsi con la diffusione del cristianesimo e pertanto con il racconto delle vite dei martiri e dei santi. Ovviamente tutto questo se ci riferiamo al vecchio continente e al mondo occidentale. Infatti, mentre in Occidente la biografia non intende dare riscontri assoluti in merito all’autore trattato, differentemente in altre aree geografiche e culturali la biografia tende ad essere un valido strumento per cogliere i rapporti dialettici tra la personalità analizzata e il contesto culturale nel quale opera. In particolare, in Oriente la tecnica biografica intende assicurare massima precisione e nuove visioni prospettiche allo scopo di enfatizzare bene la trattazione sulla vita dell’autore.

Rielaborare pertanto il concetto biografico in relazione alla città significa procedere con un esercizio finalizzato a rivisitare le matrici culturali non solo in termini formali e quindi materiali ma anche nel rispetto dell’immaterialità di quelle idee che hanno reso possibile la realizzazione della città stessa. Tutto questo implica una complessa interazione scientifico-interdisciplinare, fondamentale per dare principio ad un progetto di “biografia urbana” e di riscrittura attenta di tutto ciò che è intervenuto nella costruzione della storia della città da studiare.

Stimolati dalla trattatistica rinascimentale risulta interessante stabilire una stretta relazione tra la città e il corpo umano e pertanto tra biografia dell’individuo e biografia del luogo che questo abita. Non è difficile intuire che parole connesse all’individuo come: corpo, volto, organismo, cellula, struttura, strato, pelle e identità siano tutti termini che trovano diretti riscontri con l’attenta osservazione della città. Infatti, nell’analizzare una città parliamo di struttura urbana per indicare la sua configurazione formale, di volto della città per riferirsi alla sua immagine, di cellula abitativa per denotare specifiche tipologie costruttive, di strati o stratificazioni costruttive per significare la sovrapposizione di fasi storiche o ancora di identità urbana per sottolineare i valori peculiari di un contesto e così via. Ovviamente l’uso di questi termini dipende molto dal contesto geografico di riferimento e non trovano riscontri generalizzati a livello internazionale; però senza alcun dubbio la concezione antropomorfica della città messa a punto da Francesco Di Giorgio Martini nel 1480 costituisce ancora oggi un interessante riferimento anche se letto alla luce di una visione rinnovata. Infatti, le parti della città riproducono in termini di relazioni di gerarchia politica e sociale quelle relazioni di dipendenza funzionale che le singole parti del corpo intrattengono tra di loro (Fiore F.P., Tafuri M., 1995).

Mariano di Jacopo, Proporzioni del corpo umano, tratto da De ingeneis (1420 circa)

Ecco che la complessa articolazione di una struttura viaria di una città può essere paragonata al sistema venoso del corpo umano o la presenza di istituzioni amministrative trova riscontro con quelle parti fondamentali dell’anatomia che “governano” la vitalità dell’individuo.

Francesco di Giorgio Martini, Trattato di architettura civile e militare, 1470-1480, schema di città antropomorfa

Ma come in ogni buona biografia si parte sempre dall’origine e quindi dalla nascita della città per conoscere le ragioni che l’hanno generata e i conseguenti sviluppi. In questo ambito il contributo dell’archeologia e dell’antropologia svolgono un ruolo fondamentale al fine di rilevare e approfondire i principi generatori ed ordinatori alla base delle scelte che hanno poi dato vita alla città. Risulta per esempio molto interessante interrogarsi proprio su questi principi che hanno determinato la fondazione delle città, nonché le scelte funzionali ma anche etiche che sono intervenute nella definizione di questa struttura complessa. È significativo annotare come questi principi siano strettamente connessi alla natura e alla cosmologia, così come ben ci insegnano soprattutto le culture orientali: pensiamo ad esempio alle rappresentazioni dei “mandala” (Singh, Rana, 2009; 2011).

Queste scelte hanno poi determinato la dimensione e quindi la scala tra le diverse relazioni spaziali della città nonché definito gli usi e le configurazioni sociali dell’ambiente costruito, tutte tematiche che sono alla base poi delle trasformazioni e di quelle metamorfosi che hanno contribuito a realizzare la stratificazione storica della città.

Ancona, area archeologica.

Ma come per l’individuo le tappe della vita generano momenti di riflessione, di crescita e di trasformazione, allo stesso modo accade nell’evoluzione della struttura urbana e delle sue funzioni soggette a necessarie metamorfosi dettate dai cambiamenti sociali e culturali. Possiamo leggere questi cambiamenti nell’analisi dei differenti strati che caratterizzano tutte le città del mondo. In molti casi questi strati delle differenti epoche si sono integrati all’interno di nuovi insediamenti e quindi conservati; in molti altri casi invece queste preesistenze sono state cancellate. Ad esempio, nel mondo occidentale le scarse risorse economiche spesso hanno favorito il “riuso” della preesistenza e generato processi di stratificazione che oggi ci consentono di rileggere con maggiore facilità l’evoluzione storica della città. Molti i casi nell’area mediterranea ed in particolare nella penisola italiana. Pensiamo ad esempio a città come Bologna, Ancona, Lucca, Roma, Napoli, Agrigento, etc… (Levi, 1989).

Lucca, resti dell’antico anfiteatro romano e stratificazione medievale (2019).

Non meno significative sono le riletture che è possibile realizzare nella città latino-americane che, in molti casi, sono il risultato di traumatici avvenimenti che hanno tentato di cancellare le straordinarie preesistenze indigene ma che poi sono riaffiorate, dominando oggi la scena della città contemporanea. Un esempio assolutamente interessante è quello di Città del Messico con i ritrovamenti dell’antico recinto sacro di Tenochtitlan con il Tempio Mayor nei pressi della Cattedrale Metropolitana, i cui resti hanno dato vita ad un modello di stratificazione storica che oggi consente di rigenerare una “biografia urbana” interrotta a partire dal XVI secolo con il periodo della colonizzazione europea (Barrera Rivera, Islas Domínguez, 2018).

Città del Messico. Tenochtitlan, Antico tempio Mayor presso la Cattedrale Metropolitana (2019),

Infatti, la storia ci tramanda anche testimonianze in cui le radici di una città sono state sradicate per dare luogo ad altri e nuovi insediamenti urbani che hanno solo prodotto l’eclisse della bellezza e il congedo della memoria (Assunto, 1997). Così la poetica della città storica lentamente è stata offuscata dalla città del consumo, del capitalismo, delle disordinate migrazioni che hanno dimenticato i valori dell’estetica e della sostenibilità per dare vita ad una struttura urbana che ha sopraffatto i suoi stessi abitanti ed è divenuta complice di un destino certamente non esaltante. Ambiente poetico e simbolico della città storica sono stati spesso ridotti in polvere per dare principio a nuove identità in nome della modernizzazione. È quanto si è verificato principalmente nel continente americano non solo con la colonizzazione europea, ma anche in tempi molto più recenti attraverso quei processi di ammodernamento soprattutto delle grandi città, dove la città del futuro non ha saputo valorizzare la memoria della città del passato. Sono nate così città artificiose, discontinue, poco accoglienti dove l’egemonia di princìpi poco sensibili all’estetica hanno prodotto insediamenti urbani le cui dinamiche sono spesso contro i suoi stessi abitanti.

Nel continuare a costruire la biografia urbana si assiste a momenti della storia in cui l’antico è stato considerato come qualcosa da eliminare perché limitativo dello sviluppo futuro; diversamente l’antico è riferimento da cui non si può prescindere se intendiamo attribuire valore alle funzioni della città moderna (Argan, 1965). Pertanto, rileggere la città in termini biografici ci aiuta ad intendere come non è possibile cancellare ciò che ha generato questa realtà, in quanto è come voler cancellare una parte della storia dell’individuo o del suo corpo solo per il fatto di non essere più adeguato all’epoca contemporanea.

Ecuador. Quito. Centro storico (2019).

La lettura biografica della città aiuta ad intendere che le ragioni che hanno determinato la sua esistenza continuano nel tempo e mutano con questa in relazione anche alle trasformazioni indotte dagli uomini. Affrontare la lettura della città, come un libro di pietra, a partire delle sue origini, ci consente di cogliere tutte quelle relazioni che hanno generato gli spazi, gli usi e le tradizioni culturali e dalle quali derivano i significati e i valori identificativi della città. Un esempio rappresentativo è il centro storico di Quito, capitale dell’Ecuador, primo centro storico patrimonio dell’umanità nel 1978 nonché il Bukchon Hanok Village a Seoul nella capitale della Repubblica di Corea.

Repubblica di Corea. Seoul, Bukchon Hanok Village (2019).

Pertanto, la biografia urbana, se affrontata con contributi interdisciplinari, apre la strada alla ricognizione critica, con ottiche e strumenti qualificati, di tutte le specificità e le diversità che intervengono nella costruzione di un insediamento urbano, restituendo un quadro completo di quel patrimonio culturale che caratterizza la città sia da un punto di vista materiale (edifici, opifici, monumenti) che immateriale (tradizioni, cultura). Tuttavia, la complessità dell’evoluzione urbana, la cui biografia concorre alla conoscenza degli aspetti peculiari, impone una lettura che va oltre le sembianze puramente funzionali e materiali. Infatti, mentre la cultura contemporanea tende sempre a risaltare il funzionalismo della città, differentemente la lettura biografica rappresenta un valido strumento per ritornare a riflettere sui canoni dell’estetica e della bellezza. Un approccio all’esame della città, che sia in grado di rimettere al centro questi canoni estetici, offre sicuramente una chiave interpretativa indispensabile per restituire valori qualitativi allo spazio pubblico.

Diversi studi in ambito antropologico e sociologico hanno dimostrato come sia molto stretta la relazione che intercorre tra estetica di un luogo e assetto sociale e culturale all’interno di una città. Generalmente la qualità del luogo è sempre generatrice di valori che intervengono positivamente nell’evoluzione culturale della popolazione. È quanto si può rilevare soprattutto in quelle aree geografiche dell’America Latina o dell’Africa, che ancora non sono state ‘imbastardite’, e la cui organizzazione degli insediamenti sociali risponde perfettamente alle leggi della natura (Levi Strauss, 1988). Ma in questi stessi Paesi e certamente non meno anche in Europa, ormai da tempo, assistiamo a evoluzioni urbane finalizzate a marcare le diversità, le esclusività e le intolleranze culturali. Infatti, quell’ideale urbanistico di città costruita a misura e in funzione per gli uomini è del tutto decaduto perché sono venuti meno quei principi generatori ed ordinatori che il tempo ha tramandato ma che gli uomini non hanno saputo conservare e valorizzare.

In realtà, nella ricostruzione biografica della città, con riferimento soprattutto al periodo di modernizzazione, è facile verificare che sono venute meno le analisi percettive dell’urbanistica (Morandi, 1996). Alla base di tutto ciò manca, infatti, la fase di “ri-apprendimento” della memoria storica da parte dei suoi abitanti con il fine di rigenerare le evoluzioni storiche che hanno determinato quelle stratificazioni culturali fondamentali per intendere la città del passato, vivere quella del presente e per costruire bene la città del futuro.

Come sottolineato anche dall’urbanista anglo-americano Appleyard sono due i principali fattori che intervengono a ricordare o a cancellare la storia di un luogo: da un lato i fattori socio-culturali e quindi la formazione di un popolo; dall’altro l’estetica dei luoghi in cui si abita (Appleyard, 1967). Ne deriva pertanto che il valore di una città è prodotto dal dialogo di questi due principali fattori che rappresentano un presupposto fondamentale per la definizione della stessa biografia urbana. La non conoscenza e la scarsa vivibilità di un luogo certamente non facilitano l’interesse per la storia. Ne deriva quindi che la “leggibilità” di una struttura urbana è chiaramente determinata dal modo con cui quei principi generatori sono stati conservati nei processi evolutivi della città, principalmente grazie alla conoscenza che le generazioni hanno potuto sviluppare ed alimentare nel tempo.

Ancient map of old japanese capital Edo Tokyo

L’interesse, di fatto, per l’indagine biografica della città è il risultato di un costante lavoro di interazione tra aspetti culturali e necessità sociali volto alla conservazione della città in tutti i suoi processi evolutivi e “metamorfici” da cui non si può prescindere ma con i quali è fondamentale garantire quella continuità tra passato, presente e futuro. Continuità che è possibile leggere chiaramente in una realtà come Tokyo, antica Edo, che nonostante le sue mutevoli trasformazioni non ha mai dimenticato i principi ordinatori che l’hanno generata come città d’acqua.

Tokyo. Un canale della città (2019).

In conclusione, osservando le differenti realtà urbane nel mondo è fondamentale elaborare ricerche scientifiche che possano donare nuovamente valore alla storia degli insediamenti e quindi favorire la riscrittura di nuove biografie delle città. È necessario scrivere biografie che non valorizzino solo il passato in modo passivo ma che da questo passato siano in grado di dare risposte al presente per contribuire a realizzare bene il futuro. La “biografia urbana” ha valore, infatti, se riesce a interfacciarsi e dialogare con tutti i paradigmi culturali che intervengono nella formazione della città al fine di conoscere e valorizzare il proprio patrimonio culturale. Il ritardo di queste riscritture biografiche sono proprio il risultato di città contemporanee che non rispondono più alle esigenze degli uomini ma solo a qualcosa che hanno costruito artificiosamente e da cui tutti ora si sentono esclusi perché la città e i suoi usi non sono più a dimensione dell’uomo.

Per questo motivo la riscrittura biografica delle città deve prevedere il diretto coinvolgimento delle persone e rimettere al centro la cultura. Ora l’importante è dare principio a questa riscrittura grazie alla quale sarà possibile non solo conoscere meglio i luoghi in cui viviamo e apprezzare i patrimoni che possediamo, ma soprattutto riflettere su uno sviluppo sostenibile nel cui contesto la natura possa tornare ad essere il fulcro della vita e delle relazioni umane, nel rispetto anche delle finalità ben espresse nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che tutti siamo impegnati a perseguire per il bene della nostra casa comune.

Tratto da : Dialoghi Mediterranei, n. 42, marzo 2020

Riferimenti bibliografici

Agenda 2030, https://www.un.org/sustainabledevelopment/development-agenda/

Appleyard D. (1967), Planning a Pluralistic City, Cambridge.

Argan C. (1965), “La cultura delle città”, in Progetto e Destino, Il Saggiatore, Milano.

Assunto R. (1997), La città di Anfione e la città di Prometeo. Idee e poetiche della città, Jaca Book, Milano.

Barrera Rivera J. A., Islas Domínguez A. (2018), Arqueología urbana en la reconstrucción arquitectónica del Recinto Sagrado de Tenochtitlan, INAH Instituto Nacional de Antropología e Historia, Mexico.

Biografia, voce dal Dizionario Treccani.

Fiore F.P., Tafuri M. (1995), Francesco di Giorgio architetto, Electa, Milano.

Ley D. (1994), “Gentrification and the politics of the new middle class”, in Environment and Planning D: Society and Space, vol. 12: 53–74.

Levi M. A. (1989), La città antica. Morfologia e Biografia della aggregazione urbana nell’antichità (Problemi ricerche di storia antica XII), L’Erma di Bretschneider, Roma.

Levi Strauss C. (1988), Tristi tropici, Il Saggiatore, Milano.

Morandi M. (1996), La città vissuta. Significati e valori dello spazio urbano, Alinea, Firenze.

Semi G. (2015), Gentrification. Tutte le città come Disneyland, il Mulino, Bologna.

Singh, Rana P.B. (2009), Cosmic Order and Cultural Astronomy: Sacred Cities of India, Cambridge Scholars Publishing.

Singh, Rana P.B. (2011), “Sacred Geography and Cosmic Geometries: Interfaces in Holy Places of North India and link to Leonardo da Vinci‘s images”, in Asiatica Ambrosiana saggi e ricerche di cultura religioni e società dell’Asia [Accademia Ambrosiana, Piazza Pio XI, 2 – 23123 Milano, Italy], nr. 3: 31-82.

* Olimpia Niglio, architetto, PhD e Post PhD in Conservazione dei Beni Architettonici, è docente di Storia dell’Architettura comparata. È professore presso la Hokkaido University, Faculty of Humanities and Human Sciences e Follower researcher presso la Kyoto University, Graduate School of Human and Environmental Studies in Giappone. È stata full professor presso l’Universidad de Bogotá Jorge Tadeo Lozano (Colombia) e Visiting Professor in numerose università sia americane che asiatiche. Dal 2016 al 2019 è stata docente incaricato svolge i corsi di Architettura sacra e valorizzazione presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum ISSR, con sede in Vicenza, Italia. È membro ICOMOS – International Council on Monuments and Sites –  e ACLA – Asian Cultural Landscape Association.

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